Hänsel | S. Jurinac |
Gretel | E. Schwarzkopf |
Pietro Il Babbo | R. Panerai |
Geltrude, La Mamma | B. Ronchini |
La Strega Marzapane | V. Palombini |
Nano Sabbiolino e Nano Rugiadoso | R. Streich |
Orchestra e Coro di Milano Della Rai Radiotelevisione Italiana |
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Dir. H. Von Karajan |
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Maestro del Coro | R. Benaglio |
Registrazione Live Milano, Sala Grande del Conservatorio G. Verdi |
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10-xii-1954 |
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Ed. Datum (dat 12314) (2 Cd Mono) |
Nato alla metà del secolo XIX, E. Humperdinck (1854-1921) gode la sua popolarità grazie soprattutto a quest'opera in cui rivela i suoi stretti legami con il suo amico R. Wagner del quale divenne, nonostante la giovane età, stretto collaboratore per la preparazione del Parsifal a Bayreuth. Due musicisti a confronto: uno ormai giunto al punto finale della sua parabola artistica, l'altro quasi trentenne (Humperdinck incontra Wagner a Villa Angri non lontano da Napoli il 9 marzo 1880). Ma dalla data dell'incontro con l'autore della Tetralogia al capolavoro pressoché unico di Humperdinck passeranno altri 13 anni. L'opera rappresentata la prima volta il 23 dicembre 1893 sotto la direzione di R. Strauss segue da vicino la vicenda dei due bambini che perdutisi nel bosco riescono ad aver ragione della perfida strega Marzapane che, servendosi di una costruzione 'gastronomica' quale è la casetta di dolci, attira i bambini per trasformarli in marzapane e saziarsene. Ascoltare quest'opera significa porsi due domande: perché tanto successo ? Secondo: che cosa troviamo in quest'opera di tanto interessante: soltanto imitazione di Wagner oppure qualcosa d'altro? Il successo - soprattutto fra i bambini - lo possiamo dedurre dall'impianto scenografico e dalle caratterizzazioni dei personaggi, nonché dalla vita familiare nella quale ogni bambino può rispecchiarsi (i giochi, le marachelle dei protagonisti quale bambino/a non li ha combinati ?). Molto più profonda, e destinata ad un pubblico adulto, è la risposta al secondo quesito: Humperdinck lavora "in proprio" oppure è - ci si passi l'espressione, semplicistica forse, ma plastica - totalmente Wagner-dipendente ? La risposta è no. Anzitutto pensiamo al direttore che ne ha curato la prima rappresentazione: R. Strauss. E Strauss compare in diversi punti dell'opera: nel risveglio dei bambini (III atto) che si trovano nel bosco molto c'è del Rosenkavalier come ugualmente molto c'è del tempo di valzer (tipico delle maschere dell'Ariadne auf Naxos) quale colonna sonora dello stupore dei bambini nel trovarsi dinanzi alla casa-trappola della Strega. Ancora di Strauss si può udire qualcosa nel commento alla liberazione dalla Strega (III atto) nonché nel risveglio dei bambini che tornano ad essere di carne ed ossa dopo esser stati trasformati in biscotti prima della conclusione dell'opera con toni che ricordano il mormorio delle tre ninfe dell'Ariadne auf Naxos. Di Wagner c'è molto, ma non tutto: il preludio oppure la canzone di ingresso del babbo (I atto), la scena notturna degli angioletti (II atto). Ma vorrei sottolineare un altro brano molto caratteristico di quest'opera che è l'interludio tra I e II atto: usciti i genitori in cerca dei bambini mandati nel bosco, l'orchestra commenta questo momento con toni che seguono molto da vicino un altro compositore centro-europeo legato a Wagner, ossia Listz del quale non pochi passaggi di questo interludio seguono da vicino il suo poema sinfonico I Preludi. E tali passaggi vengono ripresi nella cavalcata della Strega (III atto). C'è da dire però che Humperdinck sa il fatto suo: riprende e rielabora i vari temi e ci offre un lavoro che non subisce mai cadute. Opera quindi tedesca e legata alla cultura d'oltralpe è appunto questo lavoro che ci viene presentato in traduzione italiana dalla casa DATUM. Si tratta di un'esecuzione di quasi mezzo secolo fa e che mantiene molti pregi ad iniziare da un cast che annovera quali protagoniste due punte di diamante del firmamento canoro tedesco del tempo affiancati da altri elementi per nulla disprezzabili. Un limite non esecutivo, ma editoriale lo rileviamo subito e non è da poco: trattandosi di un'esecuzione in italiano non viene dato alcun libretto, ma solo poche note, la divisione dei tracks ed una foto del giovane Karajan. La direzione anzitutto: Karajan aveva già all'attivo un'incisione (ancora con la Schwarzkopf) in lingua originale realizzata nello stesso periodo e non si discosta dal creare un clima favolistico con quelle finezze orchestrali che solo lui sapeva escogitare e che, tutto sommato, si apprezzano nonostante l'arcaicità della registrazione (e il sistema monofonico !!!): particolarmente movimentato l'interludio tra I e II atto, la scena degli angioletti (II atto), il risveglio dei due protagonisti nel bosco (III atto). Ma vorrei citare anche il commento alla meraviglia che nei due bambini suscita la casa-trappola tutta dolce: davvero in orchestra si ode qualcosa come un enorme effetto di "zucchero filato" molto adatto al momento. Il cast risponde e funziona molto bene: la Schwarzkopf, anzitutto, ci offre una Gretel di una precisione strumentale ed eterea. Sul piano vocale una meraviglia. Tuttavia pur nella generale positività della sua esecuzione (e della grandezza della cantante) vi riscontro due limiti: la dizione italiana è affettata (si sente che è una cantante abituata al tedesco e ancor più se si confronta la sua prestazione nell'edizione coeva diretta da Karajan in studio) anche se non ci sono errori di lettura. In secondo luogo - a tratti - l'espressione è troppo da Contessa delle Nozze o peggio da Marescialla. Questo soprattutto all'inizio del III atto: quando Gretel si sveglia abbiamo dinanzi non una contadinella, ma una damina di aristocratico lignaggio e si sente. Una sorta di Marescialla in miniatura, anche se - vale ricordarlo sul piano storico - prima di affrontare questo personaggio la Schwarzkopf ha cantato anche Sofia. Un interrogativo: avrà pensato alla giovane ragazza (molto più vicina nello spirito a Gretel) piuttosto che alla donna matura mentre eseguiva quel pezzo ? La Jurinac è molto brava e con una dizione più nitida della sua collega. È un bambino convincente che non si trattiene anche da qualche impennata, come ad esempio durante il balletto del I atto o nel tentativo di fare coraggio alla sorella mentre scende la sera nella foresta nel II atto. Terza cantante di area austro-tedesca è R. Streich che interpreta i due nanetti differenziandone i connotati (e questo è già molto in simili operazioni). Dei restanti cantanti: Panerai è esuberante ed allegro, ma sa trovare anche accenti angosciosi nel narrare alla moglie - durante il I atto - che nel bosco abita la 'versiera' che tramuta i bambini in biscotti. A questa espressività si accompagna un canto nitido ed una voce bella ed estesa. Meno attraente è B. Ronchini che stenta un po' negli acuti e che avrebbe dovuto manifestarsi come mamma più severa (e in certi punti l'opera lo richiede). Da ultimo, la Strega sostenuta da V. Palombini: sappiamo come in personaggi simili ci si faccia prendere la mano, ma la Palombini risolve tutto con moderazione: chiaramente qua e là qualche artefazione timbrica e vocale la si percepisce, ma meno di quanto ci si potrebbe attendere. Ma anche in quei casi in cui Marzapane manifesta la sua terribilità si resta sempre nel clima da fumetto più che da tregenda vera e propria. La voce poi è buona e non manca di estensione e la cavalcata della Strega lo dimostra. In sostanza un ascolto che risulta piacevole (ciò anche per la resa tecnica soddisfacente), seppur nettamente inferiore alla citata e più nota edizione diretta da Karajan in studio.
Luca Di Girolamo