Tenore | Freddie De Tommaso |
Soprano | Lise Davidsen |
Soprano | Natalia Romanyv |
Mezzosoprano | Aigul Akhmetshina |
Direttore | Paolo Arrivabeni |
Philarmonia Orchestra | |
Tosca |
Recondita armonia Mario! Mario! Non la sospiri la nostra casetta Or lasciami al lavor Ah! Quegli occhi E lucevan le stelle |
Turandot |
Non piangere Liù Nessun dorma |
Madama Butterfly |
Vogliatemi bene Vieni! Vieni! Addio fiorito asil |
Carmen |
La fleur que tu m'avais jetée C'est toi! Viva! Viva! La course est belle! |
Per il Financial Times è “una rivelazione”; OperaLife lo descrive come una “voce fenomenale e talento nella tradizione dei grandi tenori”. Al netto dei toni enfatici con cui viene periodicamente annunciata l’epifania dell’erede di Pavarotti, non si può negare che Freddie De Tommaso rappresenti un prospetto di grande interesse nell’attuale panorama tenorile: panorama caratterizzato dalla ormai cronica penuria di voci adatte al repertorio lirico spinto e drammatico, come conferma la costante tendenza a adattare pallidi Nemorini all’armatura di Radames.
L’ascolto de “Il Tenore” – album dedicato ad alcune delle più celebri pagine di Puccini e Bizet – conferma invece che il cantante italo-inglese trova proprio in quel repertorio il suo habitat naturale. Timbro gradevolmente brunito, ricchezza di volume al centro, acuti solidi: De Tommaso “ha la voce”, e non esita a fare sfoggio dei mezzi di cui è in possesso, anche a costo di dare sfogo a un canto a tratti poco rifinito e inutilmente plateale; di sacrificare, in altri termini, la dimensione romantica dei personaggi interpretati sull’altare di qualche eccesso sentimental-verista.
Non a caso, nelle pagine di Tosca, a una esecuzione di “Recondita armonia” carica dalla giusta enfasi generata dall’esaltante sovrapposizione tra arte e amore fa seguito una di “E lucevan le stelle” del tutto priva di mezze voci e di accenti sognanti. Del pari, nel duetto del primo atto, chiamato a tenere testa alla vocalità torrenziale del soprano norvegese Lise Davidsen (Floria molto Nilsson-style: titanica ma poco sensuale), De Tommaso tende a far prevalere il fuoco del desiderio sui momenti estatici che invece dovrebbero caratterizzare un convegno tra fidanzati.
Considerazioni analoghe valgono per Madama Butterfly: spettacolare “Addio fiorito asil” (impressionante soprattutto il legato tra le frasi “più non reggo il tuo squallor – ah, son vil!”), il duetto d’amore – in cui spicca la molto soave Cio Cio San di Natalia Romanyv – è giocato più sulla ossessione predatoria di Pinkerton che sul tentativo di scacciare la “stolta paura” della piccola geisha tramite l’evocazione della serenità di un cielo stellato.
Gli eccessi di cui sopra emergono meno nell’esecuzione di Carmen: molto coinvolgente la scena finale (la frase “Pour la dernière fois, démon, Veux-tu me suivre?” strapperebbe un brivido anche al più algido tra gli ascoltatori) anche grazie all’ottima resa del mezzosoprano russo Aigul Akhmetshina, capace di incarnare una zingara molto misurata e risoluta ma scevra dagli inutili isterismi che talvolta vengono imposti al personaggio. L’aria del fiore si caratterizza per l’apprezzabile tentativo di proporre in pianissimo il si bemolle finale.
Infine, Calaf: forse il punto di forza del disco. Apprezzabile il “Non piangere Liù”; entusiasmante il "Nessun dorma", affrontato con piglio autenticamente eroico, notevole capacità di legare i suoni (la frase “No, no – sulla tua bocca la dirò” è cantata tutta sul fiato), e squillo sicuro fino al celeberrimo si naturale del “vincerò”.
La trascinante direzione di Paolo Arrivabeni, alla guida della Philarmonia Orchestra, costituisce un ulteriore incentivo all’acquisto dell’album.
Carlo Dore jr.