Johann Sebastian Bach |
Concerto brandeburghese n. 1 in fa maggiore, BWV1046 |
Concerto brandeburghese n. 2 in fa maggiore, BWV 1047 |
Concerto brandeburghese n. 3 in sol maggiore, BWV 1048 |
Concerto brandeburghese n. 4 in sol maggiore, BWV 1049 |
Concerto brandeburghese n. 5 in re maggiore, BWV 1050 |
Concerto brandeburghese n. 6 in si b maggiore, BWV 1051 |
Direttore Václav Luks | |
Regia Ute Feudel | |
Collegium 1704 | |
2022 - Accentus Music |
Chissà quale emozione si prova a eseguire i Concerti Brandeburghesi nei luoghi in cui Johann Sebastian Bach ha concepito e composto queste sue opere! Bisognerebbe chiederlo ai componenti del Collegium 1704, ensemble fondato e diretto da Václav Luks, che nel 2021 ha registrato con Accentus Music un dvd nella restaurata Sala degli Specchi del Castello di Köthen. Proprio nell’anno in cui si sono celebrati i 300 anni dalla nascita di queste straordinarie partiture, l’organico orchestrale ceco, specializzato nell’esecuzione del repertorio barocco su strumenti d’epoca, ha interrotto il lungo periodo di stop a causa della pandemia con un progetto davvero significativo, ricco di stimoli e portatore di nuovo entusiasmo, “una vera e propria boccata d’aria per i musicisti non solo dal punto di vista artistico, ma soprattutto sul piano mentale”, come sottolineato dallo stesso direttore all’interno del booklet del dvd in un dialogo con Michael Maul, direttore del Bach-Archiv di Lipsia. Proprio quest’ultimo ha descritto in estrema sintesi e in maniera pittoresca come i Concerti Brandeburghesi possano essere paragonati a uno champagne con la sua sorprendente effervescenza, in cui le note zampillano abbondantemente, con una lunga persistenza e un “fin di bocca” sempre più piacevole.
Il processo di restauro della galleria degli specchi nel Castello di Köthen è stato ultimato in tempi recenti. Si è trattato di un lavoro lungo e complesso che ha condotto a uno stato finale della sala non corrispondente esattamente a quello dell’epoca di Bach, ma, in ogni caso, è stato ricostruito uno spazio che trasmette un’atmosfera incredibilmente suggestiva. Qui Johann Sebastian, insieme a un gruppo di virtuosi di primo piano, suonava e perfezionava le sue composizioni. Questo pensiero ha animato nei componenti del Collegium 1704 motivazioni particolari, oltre a vivere l’emozione di respirare la stessa aria e percorrere gli stessi passi nei luoghi in cui aveva vissuto lo stesso Bach.
I sei concerti costituiscono un ciclo, una forma atipica per il periodo barocco, in cui il compositore sperimenta diverse soluzioni nell’orchestrazione, come dimostrano i differenti organici coinvolti. Questo aspetto risulta ancor più evidente anche con il coinvolgimento della dimensione visiva, trattandosi di un dvd, che consente proprio, concerto dopo concerto, di rilevare in maniera netta i differenti organici orchestrali impiegati. In un certo senso, come sottolineato da Michael Maul, Bach presenta sei differenti possibilità di arrangiare un concerto, veicolando immagini e situazioni varie. Nelle scelte esecutive Václav Luks si attiene a ciò che rappresentava sicuramente lo spirito del tempo, con qualche valutazione agogica che forse rende alcuni passaggi leggermente più concitati rispetto alle intenzioni di Bach, ma non per questo meno apprezzabili e che, in ogni caso, mette in risalto lo spessore virtuosistico dei singoli strumentisti. Da segnalare anche la peculiarità della costante presenza della tiorba nella parte del basso continuo insieme al clavicembalo. Il Concerto brandeburghese n. 1 trasmette l’immagine di una battuta di caccia in tutta la sua vivacità ed energia. Nel secondo concerto emerge la parte straordinaria della tromba e si produce l’effetto di una grande festa barocca. Il terzo concede ampio spazio agli archi e ogni strumento interviene come un solista, in una sorta di competizione. Il quarto concerto, con la presenza rilevante di due flauti a becco, riconduce a un clima pastorale, mentre il quinto mette in risalto le doti virtuosistiche dello stesso compositore con un esteso passaggio solistico, in conclusione del primo movimento, riservato al clavicembalo. La parte è affidata a Václav Luks, assolutamente all’altezza del suo illustre predecessore nella lunga cadenza che mette in rilievo tutta la sua maestria sui due manuali. È da evidenziare, infatti, che il direttore è anche esecutore al clavicembalo in tutte le sei partiture. Il sesto e ultimo concerto offre una sorta di musica da camera aristocratica con un organico più contenuto, ma non per questo meno ricco e suggestivo nell’impasto timbrico (due viole da braccio, due viole da gamba, violoncello, violone, clavicembalo e tiorba).
La regia di Ute Feudel consegna agli spettatori una narrazione per immagini di un’ora e mezza abbondante, in cui le scelte del montaggio non sono avare di campi totali e di dettagli della Sala degli Specchi e, nella parte introduttiva e in quella finale, passano in rassegna anche altri interni ed esterni dell’affascinante Castello di Köthen. Oltre a rispettare la classica sintassi registica di un evento musicale, seguendo gli esecutori delle linee tematiche in evidenza che si alternano fra i vari strumenti, si coglie in maniera molto efficace la gestualità e i giochi di sguardi fra il direttore e gli orchestrali, una scelta stilistica che regala un’intensa carica di spontaneità a queste partiture inarrivabili. Probabilmente lo stesso Bach avrebbe apprezzato questa intuizione perché, dietro al carattere fortemente spirituale della sua musica, si ritrova la grande umanità di un compositore che cerca di trasmettere con le note ciò che le parole non riescono a esprimere.
Emanuele Lavizzari