Pianoforte | Emanuel Ax |
Direttore | Bernard Haitink |
Wiener Philharmoniker | |
Video director | Hisao Tonooka |
DVD Unitel/NHK | |
Registrazione dal vivo alla Großes Festspielhaus, Festival di Salisburgo 2019 | |
UNITEL Edition-DE/C-Major |
Bernard Haitink è una delle figure più prestigiose della direzione d’orchestra nella seconda metà del ‘900. E’ quasi superfluo ripercorrere l’interminabile fila di prestigiosi incarichi che ne hanno segnato la gloriosa carriera (Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, London Philharmonic Orchestra, Royal Opera House Covent Garden, Boston Symphony Orchestra, Dresden Staatskapelle, Chicago Symphony Orchestra, solo per citare i più importanti). Il suo gesto essenziale, la sua maestrìa di concertatore, l’impassibilità del suo volto, sono passati alla storia.
Nel 2019 il celebre direttore, giunto alla soglia dei 90 anni, ha annunciato il suo addio alle scene, dapprima parlando di anno sabbatico – il che si è rivelato poi solo un modo per celare, con la sua tipica ritrosia, la decisione di non calcare più il podio.
Un addio scandito da tre memorabili concerti, con identico programma, il primo dei quali al Festival di Salisburgo (seguito poi dalle altre date di Londra e Lucerna). Questo appuntamento salisburghese è stato poi riversato in un prezioso cofanetto (Blu-ray Disc) co-prodotto da NHK e Unitel in cooperazione con Wiener Philarmoniker e Salzburg Festival e distribuito dall’etichetta Cmajor Entartainment.
La prima parte della serata si è aperta con il Concerto per piano e orchestra nr.4 in sol bemolle maggiore. op.58 di Beethoven, solista Emanuel Ax. Il pianista americano (di origine ucraina) è un perfetto compagno di viaggio di Haitink nell’esecuzione del capolavoro beethoveniano. Entrambi condividono il gusto per il piacere “giusto”, per quell’equilibrio tra gli opposti che è esso stesso piacere della musica. Haitink delinea i famosi temi del primo movimento, e quelli altrettanto celebri del secondo, con meravigliosa chiarezza. Con tecnica essenziale, Emanuel Ax cava dal suo Steinway un suono adamantino e piacevole, rinunciando ad un eccessivo scavo psicologico ma anche senza risultare mai scolastico o noioso. Davvero criticabile è solo lo “sbrodolamento” dell’accordo iniziale di sol, scelta filologicamente ineccepibile, ma non altrettanto felice dal punto di vista squisitamente musicale. Le cronache del concerto ci riportano che Ax ha eseguito come bis il Valzer in la minore op. 34 n. 2 di Chopin: con ogni probabilità, non essendo di per sè essenziale al ricordo di una serata celebrativa e di commiato dalle scene di un grande direttore d’orchestra, è stato “cassato”, e non si rinviene nel dvd.
La Sinfonia nr.7 in mi maggiore WAB 107 di Bruckner, con la quale prosegue il concerto, è stata una scelta ben più che simbolica per Haitink, che si può dire sia stato accompagnato dal compositore austriaco sin dall’infanzia, oltre che agli esordi della sua carriera. Un grande interprete non smette mai invero di interrogare la musica, anche quella che conosce molto bene, ma la partitura è chiusa davanti a lui. Questa musica è ormai talmente compenetrata nel direttore olandese che eseguirla dal podio significa interrogare se stesso. Solo così si spiega la misura perfetta e salda delle lunghe frasi che formano la complessa architettura di questo lavoro. Haitink è stato sempre un direttore che ha cercato di cogliere la misura in qualche modo “aurea” dei capolavori che ha diretto: questa Settima non fa eccezione, è libera da eccessiva enfasi o retorica, ma ha un respiro ampio e naturale che regala momenti di estasi, specialmente in quel primo movimento che lo stesso Haitink ha più volte affermato di prediligere in modo particolare. Tra i moltissimi esempi si può citare proprio la sezione di sviluppo del primo movimento, con la linea melodica dei violoncelli, il sostegno armonico dei contrabassi e l’intervento discreto dei tromboni: è un momento musicale che non ci si stancherebbe mai di ascoltare, pieno di una verità sospesa tra cielo e terra, e che Haitink ci restituisce senza sentimentalismi, essenziale ed ammantato di umiltà. Analoghe considerazioni possono farsi per le “parole” del celebre tema principale del secondo movimento, che non sono declamate, ma sono come raggi di luce tranquilla, e si mantengono così per tutta la successiva elaborazione tematica. Possente e muscoloso, quasi tetragono nella sua struttura, è poi lo Scherzo, seguito da un Finale anch’esso scolpito e grandioso ma senza retorica e pesante solennità.
I Wiener Philharmoniker hanno suonato da par loro, assecondando alla perfezione il pensiero del direttore. D’altronde si può dire che questo Bruckner sia nel Dna dei Wiener, che lo suonarono per la prima volta sotto Hans Richter nel marzo 1886.
Il pubblico ha tributato la giusta ovazione (otto minuti di applausi) fino a quando Haitink non è tornato un'ultima volta, con il suo bastone da passeggio nero in mano. Lo sguardo, solitamente impenetrabile, sembra voler comunicare che per la sua vita, così piena anche dal punto di vista personale (quattro matrimoni, cinque figli) è arrivato il momento, come affermato in una recente intervista, di “solo vivere e leggere”: e questo è stato il discreto saluto al riconoscente pubblico austriaco.
Lorenzo Cannistrà