Pianoforte | Giuseppe Rossi |
Robert Schumann | Fantasie Op. 17 |
Albumblätter op. 124 | |
Canon uber “An Alexis” | |
CDS7979 | |
Registrazione effettuata presso | Abbey Rocchi Studios, Roma |
Data di registrazione | 13/16 aprile 2022 |
Prodotto da | Dynamic S.r.l. |
Esce per l’etichetta Dynamic questo bel cofanetto dedicato interamente a Schumann e intitolato For a Beloved Listener – A Secret Lament, con esplicito riferimento soprattutto al primo dei due pezzi registrati, la Fantasia op. 17.
“Un lungo grido d’amore verso di te”, così Schumann definiva il primo movimento della Fantasia, destinata inizialmente a Herrn Franz Liszt, ma avendo nel cuore la sua amata Clara, la quale poi stralciò la dedica formale (non aveva notoriamente simpatia per Liszt, né come pianista né come compositore, tanto da definire “orrenda” la Sonata in si minore con la quale Liszt contraccambiò l’omaggio a Schumann).
Il pezzo fece però la felicità innanzitutto degli interessati – Liszt si dichiarò onorato e orgoglioso di questa dedica, mentre Clara confessò di esserne “malata d’ammirazione” – ma soprattutto divenne uno dei cavalli di battaglia del repertorio dei pianisti di ogni tempo, a partire dalla stessa Clara che però la suonò pubblicamente solo nel 1866.
La presenza di un sostrato poetico e spiccatamente biografico, e quasi apertamente dichiarato nel motto di Schlegel riportato in epigrafe alla partitura, permette nella Fantasia di superare la critica che lo stesso Liszt faceva a Schumann, pur apprezzandone moltissimo le opere, al pari di quelle di Chopin. Era infatti opinione del compositore ungherese che la lunghezza degli sviluppi, nonchè la mancanza di un programma descrittivo che facesse luce sulle pur indubbie qualità pittoriche della musica di Schumann, conferisse alle sue opere un’incertezza complessiva circa la loro compiutezza. Una sensazione che nel caso specifico avrebbe potuto dirsi vieppiù aggravata dall’apposizione del movimento lento alla fine dell’opera, in contrasto con la forma dichiaratamente sonatistica (ed in principio infatti il progetto era quello di una vasta sonata).
L’incisione in commento, realizzata dal pianista romano Giuseppe Rossi, presenta diversi aspetti pregevoli, in primis la pulizia non solo tecnica, ma direi nell’approccio complessivo del pezzo, che si traduce in una lettura razionale, estremamente attenta a non eccedere nella pedalizzazione e scrupolosa nel realizzare le indicazioni dinamiche ed ogni segno grafico, pause comprese. Questo modo di affrontare la musica del genio di Zwickau regala i frutti più originali nel primo movimento, nel quale la notevole precisione rende gradevole il tutto senza andare mai veramente a discapito del tono appassionato dell’eloquio musicale. Qualche riserva si deve invece esprimere per gli altri due movimenti, soprattutto per il Massig, eccessivamente squadrato e preso ad un numero di metronomo forse troppo moderato (che non subisce significative accelerazioni neanche nella mirabolante stretta conclusiva). Probabilmente anche qui l’andamento indicato da Schumann viene preso molto seriamente, anche se mi sembra che manchi un po’ il durchaus energisch che assicura il necessario carattere trionfale. Da segnalare l’adozione del finale originale della Fantasia, scelta interessante e rara che conferisce un inaspettato bilanciamento formale a tutta la composizione.
Del resto Schumann, rivoluzionario nei contenuti, lo era molto meno sotto l’aspetto della forma, come se la sua complessa poetica rimanesse costantemente ingabbiata nell’insuperabile modello beethoveniano. Ciò è ovviamente molto meno evidente nelle raccolte di brevi pezzi di cui tutta la produzione di Schumann è disseminata. Fra queste composizioni, gli Albumblätter op. 124 (e il postumo, delizioso, Canon über “An Alexis”), sono piccole perle rare del repertorio schumanniano che impreziosiscono l’offerta musicale e meritano ben più di un ascolto distratto. Con queste miniature Rossi si trova decisamente più a suo agio, cogliendo bene il variegato universo di emozioni gaie, malinconiche, nostalgiche che di volta in volta la raccolta offre. Pregevole soprattutto l’esecuzione del pezzo più ampio della serie, Schlummerlied, esemplare nella resa dell’affascinante linea melodica.
Molto buona la realizzazione sonora, al netto di una quasi impalpabile secchezza nel riverbero, avvertibile solo in cuffia. Ottime le note di Danilo Prefumo, esaurienti senza essere pedanti o meramente nozionistiche.
Lorenzo Cannistrà