Andrea Chénier | Giuseppe Giacomini |
Carlo Gérard | Giorgio Zancanaro |
Maddalena di Coigny | Ghena Dimitrova |
Bersi | Tiziana Tramonti |
La Contessa di Coigny | Laura Bacca |
Madelon | Eleonora Jankòvic |
Roucher | Alfredo Zanasso |
Pietro Fléville | Carmelo Caruso |
Fouquier Tinville | Giovanni Antonini |
Mathieu | Marco Chingari |
Un Incredibile | Oslavio Di Credico |
L'abate | Pio Bonfanti |
Schmidt | Ledo Freschi |
Il maestro di casa | Dario Zerial |
Dumas | Enrico Fibrini |
Direttore | Paolo Olmi |
Maestro del coro | Tullio Boni |
Orchestra e coro del Teatro Comunale di Genova |
Registrazione del Maggio 1991, presso il Teatro Margherita di Genova |
2 Cd, ed. Bongiovanni |
Un pezzo d’eccezione che non può mancare in una discoteca che si rispetti: non esiste formula più adeguata per descrivere questa splendida esecuzione di Andrea Chénier, registrata presso il Teatro Margherita di Genova nella primavera del 1991, e proposta sul mercato dalla casa discografica Bongiovanni negli ultimi mesi dello scorso anno, in un cofanetto di due cd con libretto corredato dall’interessante introduzione di Bernardo Pieri.
Pur senza scadere in inutili concessioni alla “sindrome dell’epoca d’oro”, questo disco costituisce non solo una splendida testimonianza di quelle che erano le capacità vocali e interpretative di due “mostri sacri” come Giuseppe Giacomini e Ghena Dimitrova, peraltro colti in un’autentica serata di grazia e ben supportati dall’ottima direzione di Paolo Olmi e dal coro guidato da Tullio Boni. No, l’ascolto del cd offre agli appassionati l’opportunità di ascoltare voci perfettamente parametrate, per volume ed estensione, ai ruoli interpretati: un’opportunità rara, in un’epoca caratterizzata dalla sempre più diffusa tendenza ad impiegare, talvolta con pericolosa disinvoltura, voci liriche (per non dire leggere) nelle pagine più impervie del repertorio drammatico.
Come è noto, i più grandi tenori del secolo scorso hanno saputo esaltare, ciascuno con le proprie caratteristiche, le varie sfaccettature del ruolo del Poeta della Rivoluzione: limitandoci all’essenziale, Del Monaco è stato l’intellettuale guerriero che brandiva penna e spada in faccia ai sepolcri imbiancati della nobiltà decadente e agli idoli insanguinati della stagione del Terrore; Carreras la perfetta combinazione tra fervore ideale e estasi romantica; Corelli l’eroe dal volto umano che si eleva dalle miserie del mondo per affrontare, fiero ed immacolato, la strada del patibolo. Ed è proprio la dimensione eroica che domina lo Chénier di Giacomini: timbro brown, acuti infiniti, volume monumentale e quella capacità tutta sua di legare le frasi cantando praticamente in apnea (emblematico, in questo senso, il passaggio “Udite: non conoscete amor! – Amor, divino dono”, eseguito senza prendere fiato). “L’improvviso” trasuda opulenza timbrica da ogni nota; la folgore che conclude “Credo a una possanza arcana” vale da sola l’acquisto del cd; l’esecuzione entusiasmante e commovente di “Come un bel dì di maggio” gli assicura, a buon diritto, un posto tra i Grandi.
Accanto a lui, quell’autentico fenomeno vocale che è stata Ghena Dimitrova si distacca ben presto dallo stereotipo della Maddalena contessina "sola e minacciata” per fare emergere il coraggio di una donna capace di condurre il suo sogno di vita e d’amore fino alle estreme conseguenze, con la morte trasformata nell’estrema sublimazione del più puro sentimento. “La mamma morta” passa dalla tensione claustrofobica del racconto dell’incendio della magione paterna alla luce accecante della frase “sorridi e spera: io sono l’amore!”, luce che esplode letteralmente nella lama del “si naturale” conclusivo dell’aria. Il duetto finale, ma non poteva essere diversamente, si risolve in un vero e proprio scontro tra titani, peraltro intriso della passione autentica che rende il “Vicino a te s’acqueta” una delle pagine più ispirate del verismo italiano.
Nei panni di Gérard, un altro fuoriclasse come Giorgio Zancanaro replica sostanzialmente la convincente prova offerta sotto la bacchetta di Patanè nell’incisione del 1986, tratteggiando - dal “Son sessant’anni” al “Nemico della patria” - un personaggio agro ed introspettivo, nel quale la riflessione intimistica sul fallimento/tradimento degli ideali rivoluzionari prevale sugli slanci di fervore giacobino e di sete di giustizia richiesti alla parte tanto nel finale del primo atto quanto nella scena del processo.
Ottime la Bersi di Tiziana Tramonti e la Madelon di Eleonora Jankòvic, sinistro ed inquietante l’Incredibile di Oslavio Di Credico, Laura Bocca (La contessa di Coigny), Alfredo Zanazzo (Roucher), Carmelo Caruso (Pietro Fléville), Giovanni Antonini (Fouquier Tinville), Marco Chingari (Mathieu), Pio Bonfanti (L’abate), Ledo Freschi (Schmidt), Dario Zerial (Il maestro di casa) e Enrico Fibrini (Dumas) completano il cast di questo Chénier: un pezzo raro che non può mancare in una collezione che si rispetti.
Carlo Dore jr.