Monza ha ritrovato – o forse scoperto per la prima volta in epoca moderna – il Teatro di Corte della Reggia, una vera e propria bomboniera nascosta.
Situato all'interno della Villa Reale, sontuosa residenza neoclassica costruita nella seconda metà del XVIII secolo per volontà dell'arciduca Ferdinando d'Asburgo, figlio dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, il teatro è parte integrante di un progetto architettonico firmato da Giuseppe Piermarini, lo stesso autore del Teatro alla Scala di Milano.
Concepito come spazio privato destinato alla corte e agli ospiti della villa, il Teatro di Corte non era un teatro pubblico, ma piuttosto un raffinato "salotto teatrale", pensato per ospitare spettacoli intimi, concerti da camera e rappresentazioni per la nobiltà.
Fu realizzato nell'ala nord della Villa, e nonostante le dimensioni contenute, colpiva (e colpisce ancora oggi) per la ricchezza delle decorazioni: stucchi, affreschi e arredi ispirati al gusto neoclassico. Disponeva di una piccola platea, un palcoscenico e finiture di grande pregio, in perfetta armonia con l'eleganza degli ambienti circostanti.
Dopo un lungo periodo di abbandono – come accadde a tutta la Villa Reale – il teatro è stato oggetto di un accurato restauro, concluso nel 2023. I lavori si sono concentrati su tre obiettivi principali:
· il ripristino dell'originaria disposizione architettonica;
· il restauro di stucchi e affreschi;
· l'adeguamento degli impianti per consentire un utilizzo moderno dello spazio.
Il risultato è un teatro storico che conserva l'atmosfera del Settecento, oggi riaperto al pubblico per piccoli eventi culturali, concerti e spettacoli: uno dei gioielli restituiti alla città di Monza.
Un aspetto curioso: il teatro fu costruito nell'area delle antiche cucine, oggi completamente trasformate. Come ogni cucina dell'epoca, l'ambiente era dotato di grandi finestre, che gli abili mobilieri brianzoli seppero mimetizzare con eleganti persiane. Originariamente non era presente una platea vera e propria: soltanto il Re sedeva nel palchetto reale, mentre la corte stava in piedi sotto il palco, e le maestranze nella piccola galleria superiore – oggi chiusa, poiché accessibile solo da una scala a chiocciola non conforme alle attuali norme di sicurezza.
Nota stonata – almeno per il mio gusto personale – le nuove poltrone rosso acceso, che contrastano con i fregi verde salvia e con il sipario, anch'esso verde salvia. Una scelta cromatica che trovo difficile da condividere.
Nella splendida cornice della Villa Reale – tra la Sala degli Specchi, il Salone da Ballo e il Teatro di Corte – si svolge il Festival Musique Royal, che offre un cartellone di eventi fino a dicembre, spaziando dalla musica classica al jazz.
Sabato 10 maggio ho assistito a due spettacoli.
Il primo è stato il concerto dell'Orchestra Canova, diretta da Enrico Pagano, con un programma molto interessante: Quattro modi di sorridere di Nicola Campogrande e la Sinfonia n. 29 di Mozart .
Quattro modi di sorridere è una composizione tipica dello stile di Campogrande: chiaro, brillante, comunicativo. Ogni movimento rappresenta un tipo diverso di sorriso, con titoli evocativi come sorriso gentile o sorriso ironico, in un gioco musicale che esprime le diverse sfumature emotive di questo gesto quotidiano. L'Orchestra Canova ha eseguito il brano con precisione e sensibilità, offrendo un ascolto piacevole e accessibile.
La Sinfonia n. 29 è stata per me una rivelazione: una lettura asciutta, diretta, senza leziosità. Nessuna "damina incipriata" e via tutte le smancerie, per citare l'immaginario barocco: solo un Mozart essenziale, moderno, vivo. La sinfonia, che non offre momenti solistici particolari, è stata interpretata dall'orchestra con grande coesione, come un corpo unico. Mi ha davvero coinvolto.
Il giorno seguente, domenica 11, il protagonista è stato Pierino e il lupo di Prokof'ev, pensato proprio per avvicinare i bambini alla musica classica. Lo spettacolo è stato rappresentato ben quattro volte, tutte sold out.
I bambini erano attenti e affascinati, rapiti sia dagli strumenti che dalla narrazione, affidata alla bravissima Nicoletta Tiberini come voce recitante. Tutti i solisti sono stati all'altezza, ma una menzione speciale va al fagotto, che ha saputo interpretare con energia e simpatia il ruolo del nonno brontolone, regalando un momento davvero memorabile.
Michele Beretta