Si è da poco conclusa con meritato successo di pubblico la prima recita di Don Giovanni che ha inaugurato a Sassari la nuova stagione d'opera dell'Ente Concerti Marialisa De Carolis e buona parte del merito va certamente al direttore d'orchestra Sergio Alapont.
Maestro Alapont, su questo palcoscenico hai raccolto uno dei tuoi primi successi: era il 2010 e il titolo era Il barbiere di Siviglia. Che ricordo serbi di quelle recite?
Un ricordo bellissimo e ancora fresco nella mia memoria. Ebbi la fortuna di fare musica qui al Teatro Verdi con la sua acustica ricca e piena per le voci e per l'orchestra. A pensarci rivivo ancora l'emozione di vedere nei corridoi d'ingresso alla platea i cartelloni delle produzioni storiche del teatro con i grandi nomi della lirica che hanno partecipato nella sua storia. Ricordo anche un pubblico molto appassionato, come si è confermato anche in questa occasione.
Cominci ad essere particolarmente legato a questo teatro?
Per me è sempre un onore quando un teatro o un'orchestra decidono di invitarmi. Essere scelto per dirigere una determinata opera o un concerto è per noi direttori qualcosa di speciale: è bello e gratificante pensare che credono nella tua lettura di quella o quelle partiture. Ma essere invitato di nuovo è qualcosa di ancora più appagante, per il significato che comporta. Dunque, Sassari per me significa molto: è il Teatro italiano nel quale più ho diretto senza dimenticare Firenze, Ferrara, I Pomeriggi Musicali di Milano, Napoli, Catania, Treviso, Parma, l'OSN della RAI, l'ASLICO, Jesi, Fano, l'Orchestra della Toscana, Orchestra di Padova e del Veneto, Sinfonica Siciliana, Salerno o Verona, che sono tutte grandi istituzioni musicali italiane con le quali ho avuto l'onore di collaborare.
Autunno stagione di castagne ma forse bisognerebbe dire periodo di Don Giovanni dato che produzioni diverse stanno andando in scena un po' in tutta Italia: Vicenza, AsLiCo (circuito OperaLombardia), Lucca, Roma, Sassari sono le prime che mi vengono in mente. Ti sei fatto una ragione di questa sovrabbondanza di libertini in circolazione sul territorio italico?
Evviva i libertini dunque. Mi sembra un'ottima notizia che Mozart e Da Ponte continuino a riempire i teatri: è un segno di buona salute culturale. Allo stesso modo è bello, necessario ed interessante riscoprire nuovi titoli com’è anche importante ricordare che i grandi capolavori della storia della musica non sono arrivati fino ad oggi per caso. Don Giovanni è una colonna miliare del grande repertorio operistico, per genialità e per bellezza, e davanti ad un'opera così monumentale non possiamo fare altro che continuare ad ammirarla, così come si osserva, si studia e ci si gode ogni angolo di una grande opera d'arte.
Sei soddisfatto di questa produzione?
Molto, considerando che Don Giovanni è un'opera straordinariamente difficile da far bene, tanto quanto è facile farla male. Non a caso Gustav Mahler, uno dei principali riscopritori della musica di Mozart all'inizio del secolo scorso, cercava sempre di evitare l'interpretazione di quest'opera, questo perché un genio perfezionista com’era lui difficilmente rimaneva contento della propria interpretazione o del risultato nell'insieme. Nonostante questa premessa, penso sia stato un lavoro ben curato da tutta la compagnia di canto, orchestra e coro, dove tutti hanno dato l’importanza massima che merita e implica la trasparenza della musica mozartiana, la quale mette a prova la definizione, il gusto, la qualità del suono, della voce e la capacità di interpretare con un’eterogenea personalità musicale questo capolavoro che comprende diversi stili musicali dentro la propria partitura. Inoltre, i registi Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi hanno creato uno spettacolo sempre rispettoso della musica.
Ma a Sassari non hai diretto solo questo Don Giovanni...
Con il Don Giovanni ho il privilegio di aver diretto già sei titoli. Oltre al concerto di inaugurazione della Stagione 2022 assieme all'Orchestra dell'Ente Concerti e ad Anna Tifu. I titoli diretti a Sassari sono stati: Barbiere e Norma al Teatro Verdi, e poi nel nuovo Teatro Comunale Roméo et Juliette, Aida, La vedova allegra e Don Giovanni.
Hai vissuto un'estate fitta di impegni professionali, fra cui ci sono state le recite di Nabucco al Teatro Real di Madrid. Cosa ha significato per te debuttare sul principale podio spagnolo in un'opera e dirigere per la prima volta il titolo che lanciò definitivamente Giuseppe Verdi? Sappiamo che al Real avevi già diretto dei concerti sinfonici.
Si, effettivamente è stata una esperienza molto emotiva e arricchente il fatto di poter dirigere uno dei titoli più importanti del repertorio operistico italiano sul podio del Teatro Real. Dalla buca avevo già fatto musica con la loro orchestra ma in occasione di gala lirici e oratori. Ora far parte di quella straordinaria realtà artistica che ha appena ricevuto il International Opera Award 2021 quale migliore teatro d'opera al mondo mi è sembrato molto emozionante. Il Teatro e le sue masse artistiche si trovano in un momento di vero splendore artistico, e non vedo l'ora di poter ritornarci presto.
Un altro impegno molto interessante che hai avuto i mesi scorsi è stata La bohème andata in scena alla Irish National Opera e da cui stato realizzato anche un cd. Ce ne parleresti?
Certo, La Bohème a Dublino è stata una produzione molto speciale. Purtroppo, nella primavera dell'anno scorso non era ancora permessa la presenza del pubblico nei teatri d’Irlanda e abbiamo dovuto fare una Bohème in versione concerto che è andata in diretta streaming. Ma il punto ancora più interessante per me è stato la possibilità di registrare per l'etichetta londinese Signum Classics. Fare una registrazione de La Bohème oggigiorno non è affatto abituale ed avere lo spazio per poter lasciare una nostra lettura di un'opera che è stata già registrata dai più grandi della storia è proprio una sfida importante ed allo stesso tempo anche appassionante. La registrazione è stata molto ben accolta e apprezzata dalla critica internazionale; ad esempio, dalle riviste specializzate BBC Music Magazine, Classical Explorer, MusicWeb International o Seen and Heard International.
Le classiche domande su come ti sei avvicinato all'opera, la tua formazione, i tuoi inizi te le avevamo già poste in occasione della nostra intervista del 2017, disponibile a questo link. Nel frattempo, la tua carriera ha effettuato abbondantemente il giro di boa dei dieci anni pertanto ci interesserebbe un tuo consuntivo: sei soddisfatto di quanto fin qui ottenuto?
Più che soddisfatto. Sono felice e mi considero fortunato per essere uno fra i privilegiati che lavorano. Uno dei miei professori è stato il Maestro Donato Renzetti, e lui, non a caso, ci diceva sempre: “ragazzi, fare il direttore d'orchestra è difficile come fare il calciatore in Serie A”. Con questo paragone forse un po' semplice rendeva comunque benissimo l'idea di quanto ci voleva perseveranti nello studio allo scopo di potenziare le tante altre qualità che deve avere un direttore d'orchestra, e come no, avere anche la necessaria fortuna.
D'altra parte, ringrazierò sempre anche un altro mio professore molto importante per la mia formazione: il Maestro Marco Armiliato con la sua visione invece quasi opposta, trattandosi di un direttore d'orchestra e musicista di enorme qualità, ma soprattutto di una intelligenza straordinaria. Il Maestro Armiliato sin dal primo giorno mi ha considerato un direttore d'orchestra; con questa premessa è partito e mi ha aiutato nella formazione con i suoi consigli e con il suo talento innato. Questa visione diversa mi è servita a cercare dentro di me la naturalezza e allo stesso tempo la passione che ci vuole per compiere bene il nostro ruolo. Dunque, dopo dieci anni non posso fare altro che sorridere se guardo indietro e se guardo in avanti. Ci sono, ed è bellissimo.
Cosa ti auguri per il tuo futuro? Sogni nel cassetto?
Poco fa si è avverato uno dei sogni che avevo e che desideravo tanto, ed era essere direttore musicale di un ente lirico o sinfonico. Per il futuro mi auguro di continuare a far crescere questa orchestra nella bellissima città di Coimbra nel Portogallo che ha un potenziale culturale molto importante, dovuto principalmente al fatto che possiede la terza Università più antica di Europa.
Quali sono i repertori e gli autori che vorresti approfondire maggiormente?
Principalmente Mozart, Donizetti, Bellini, Verdi e Puccini. Non si finisce mai di imparare.
Che ricordo hai del recente periodo della pandemia? Come l'hai vissuto e cosa dovrebbe averci insegnato?
L'ho vissuto credo come tutti, con grande preoccupazione. Penso che ci abbia insegnato che sono necessari sempre più investimenti nella sanità pubblica e che i sanitari sono stati degli eroi; ciò nonostante non vedo, e me ne rammarico, che ricevano oggi delle medaglie. La pandemia ci ha proprio dimostrato che la globalizzazione è più che mai un dato di fatto, e che tutti siamo nella stessa barca. Sono stati momenti difficili e non possiamo condividere ogni scelta presa dai governi, ma io mi sento orgoglioso e fortunato di essere europeo: parlo della sua gente, del suo popolo. E lo dico con rispetto a chi difende le sue idee verso identità più piccole o diverse, ma davanti a situazioni come quella vissuta non mi viene davvero da pensare all’idoneità di qualsiasi tipo di nazionalismo. Non mi veniva prima e mi viene di meno ora. Penso che Goethe non avesse proprio torto, scusatemi per l'ironia. Per quello che riguarda la musica penso anche che quando abbiamo ripreso la nostra attività abbiamo tutti apprezzato ancora di più quanto grande sia il dono di poter fare musica con colleghi straordinari, con grandi musicisti e quanto sia mancato a tutti il teatro o la sala di concerti, così agli artisti come al pubblico.
Quali saranno i tuoi futuri impegni professionali?
Orchestre Symphonique de Longueil alla Maison Symphonique di Montreal nel mio debutto nel Canada, tutta la stagione di concerti come direttore musicale a Coimbra, Carmen a Valladolid, La Bohème di nuovo a Dublino e l'Orchestra Sinfonica della Radiotelevisione Spagnola fanno parte dei prossimi impegni.
Grazie per la disponibilità e in bocca al lupo per i tuoi impegni futuri.
Grazie ad OperaClick e un saluto a tutti i suoi lettori.
Danilo Boaretto