Oreste Cosimo è un tenore che seguiamo con attenzione dal 2013, quando vinse il Concorso Voci Verdiane di Busseto. All'epoca era un giovanissimo cantante di belle speranze che mostrava una voce di bel colore, schiettamente tenorile, un canto spontaneo ed estroverso. Dopo qualche anno di sporadiche apparizioni il suo nome è riapparso frequentemente agli occhi dei melomani e negli ultimi mesi sappiamo che sta ottenendo importanti successi in vari teatri d'Europa. Una storia quella di Oreste che merita d'essere approfondita...
Buongiorno Oreste, è un grande piacere ritrovarti per questa chiacchierata.
Se non ti spiace, prima di venire ai tuo recenti successi, ci farebbe piacere fare un salto indietro nel tempo, ai tempi in cui vivevi ancora nella tua Crotone.
Quando iniziasti a cantare e perché? Qualcuno in famiglia ti stimolò in tal senso?
Mia mamma aveva notato che riuscivo facilmente a ricordare e intonare le canzoncine che mi cantava prima ancora che iniziassi a parlare. Quando avevo cinque anni tentò di convincermi a partecipare allo Zecchino d’Oro. Ogni pomeriggio cercava di farmi provare la canzone “Il mio dentino dondola” ma invano. Amavo cantare, ma solo quando lo volevo io. Conoscevo tutte le canzoni di Sanremo a memoria ma non ero affatto interessato a esibirmi e alle competizioni.
A 8 anni ho scoperto un modo totalmente diverso di usare la voce imitando per gioco il timbro baritonale del pastore della chiesa Evangelica della mia città. É curioso come tanti artisti di fama internazionale come Jessye Norman e Leontyne Price abbiano cominciato a cantare proprio nelle chiese Evangeliche. Quando mio padre mi regalò un cd di Carreras fu amore al primo ascolto; i miei vicini di casa apprezzavano molto quando mi lanciavo nell’esecuzione di “Vesti la giubba”.
Chi prima di altri si accorse del tuo talento per il canto?
Avvenne quasi automaticamente, non so esattamente quando e come successe, ma ricordo che mentre cantavo fra i banchi della chiesa tutti si giravano verso di me perché come ben sappiamo la tecnica del canto lirico (cioè la gola libera e il morbido abbassamento laringeo che combinato a un certo uso del fiato permette alla voce di ampliarsi al massimo nelle naturali casse di risonanza) permette a chiunque di avere una voce molto più potente degli altri. Io, ovviamente in modo grezzo e grossolano, inconsapevolmente facevo così; dopo poco tempo, mi è stato chiesto di cantare davanti a tutti in alcune domeniche speciali.
Era molto divertente quando i miei amici della chiesa mi chiedevano: “dai Oré fammi quella voce là… quella che gridi”
La tua formazione musicale e tecnica iniziò a Crotone?
Ho iniziato prima con lo studio del pianoforte poi dopo alcuni anni iniziai a prendere qualche lezione di canto da alcuni maestri di Crotone che mi hanno preparato per l’ammissione in conservatorio.
Come nacque l'idea di trasferirti a Parma per frequentare il conservatorio?
Ho frequentato il primo anno al Conservatorio di Vibo Valentia ma ero molto affascinato dall’idea di studiare nella terra di Verdi, non valutai altre opzioni.
Uno step importante nei tuoi primi anni di professione fu l'ingresso nel coro della Scala.
A 19 anni partecipavo al mio primo concorso lirico. Dopo la finale uno dei giurati, il maestro Casoni, mi propose di andare a cantare nel coro della Scala. Era una occasione da non perdere! Avrei avuto l’opportunità di lavorare nel teatro più importante del mondo e conoscere i grandi artisti della lirica che fino ad allora avevo ascoltato solo in disco. Non mi sarei aspettato che già nei primi mesi di contratto mi sarebbero state affidate delle piccole parti da solista. Per la mia giovane età è stato una grande soddisfazione.
Come fosti accolto dai coristi più anziani? Ne hai tratto qualche insegnamento utile?
Sono sempre stato la mascotte di tutti gli artisti del coro, tra un atto e l’altro delle varie rappresentazioni ci incontravamo tutti nella “sala rossa” e ognuno cantava delle romanze, focalizzandosi specialmente sugli acuti… ovviamente; ognuno esprimeva la propria opinione sul modo di cantare degli altri e io ne ero davvero entusiasta perché molti di loro avevano ascoltato dal vivo i più grandi cantanti dei tempi d’oro della lirica: Di Stefano, Kraus, Giacomini, Pavarotti.. Ho imparato tanto da loro.
Hai mai avuto una vera e propria guida dal punto di vista vocale e magari anche come appoggio per le decisioni che hai dovuto prendere quando eri ancora giovanissimo e con poca esperienza?
Ho incontrato tardi la mia guida vocale, il maestro Goussev Anatoli. Se lo avessi conosciuto prima mi sarei risparmiato tanti errori. Adesso mi sto perfezionando con Ramon Vargas ma il maestro Anatoli è sempre al mio fianco in qualsiasi situazione. É importantissimo avere un maestro che oltre ad essere un grande esperto di tecnica sia un profondo conoscitore del mondo del Teatro e di tutti i suoi meccanismi.
Ci dai l’impressione d’essere un cultore della tecnica…
Ho sempre avuto una voce tenorile naturale ma non sapevo bene quali fossero i meccanismi che mettevo in atto inconsapevolmente, ho cercato quindi di razionalizzare mettendo insieme tutte le nozioni assimilate durante molte notti insonni passate a leggere libri di tecnica e ascoltando masterclass di grandi cantanti del passato. Ero insaziabile, andavo ad importunare ogni grande cantante che veniva alla Scala, chiedendo loro consigli. Sto mettendo insieme tutte queste nozioni in un libro al quale sto lavorando dall’inizio della pandemia.
Facevi parte del coro della Scala ma ad un certo punto qualcosa ti spinse a tentare altre strade. Cosa accadde?
Quelle piccole parti da solista che mi erano state affidate alla Scala e la vittoria al concorso Voci Verdiane, mi convinsero a lasciare il coro per entrare nell’Accademia del Teatro alla Scala.
Non avevi ancora un'agenzia e quindi avrai faticato a farti prendere in considerazione. Cosa hai fatto per farti notare?
Fortunatamente non ho avuto questo problema perché l’Accademia è stata un’ottima occasione per conoscere molti agenti e da subito ho incominciato a collaborare con due agenzie una per l’Italia e una per l’estero.
Quindi l'Accademia della Scala è stato un altro step importante per la tua crescita professionale?
Assolutamente sì, l’Accademia, oltre ad essere un ottimo biglietto da visita nel curriculum è una eccellente possibilità di perfezionamento grazie all’altissimo livello dei docenti e mi ha dato la possibilità di debuttare alla Scala in tante altre piccole parti, ad esempio: Traviata con Anna Netrebko e Nabucco con Nucci. Ebbi anche la grande occasione di sostituire il tenore Francesco Meli nel ruolo di Alfredo in una prova di insieme.
E siamo arrivati a prima della pandemia? Periodo che ha tarpato le ali a tanti artisti. Come l'hai vissuta?
Avevo delle importanti produzioni che sono state cancellate: Lucia a Nizza, Bohème a Trieste, Norma a Berna e altre recite sparse in vari Teatri in Germania Polonia ed Estonia. In questo periodo difficile ho lavorato minuziosamente sulla tecnica mettendo insieme tutte le esperienze e le nozioni che avevo accumulato nel corso degli anni. Mi sono anche dedicato nel perfezionamento delle lingue che già conoscevo e ho cominciato a studiarne una nuova: il russo in vista del mio debutto in Onegin. In quel periodo vivevo a Vienna e ho potuto così migliorare anche il mio tedesco. Qui ho ripreso i contatti con Ramon Vargas che avevo conosciuto anni prima al Teatro alla Scala con il quale ho potuto affinare alcuni aspetti tecnici e interpretativi.
Sappiamo che da un po' di tempo stai felicemente collaborando con un'importante agenzia che si chiama Melos Opera. Quanto è importante avere il supporto di una buona agenzia?
Al giorno d’oggi il supporto di una buona agenzia è fondamentale. Sono molto felice di essere entrato in questa fantastica agenzia in quanto formata da un team di professionisti competenti e motivati sempre disponibili al dialogo e alle necessità degli artisti. La cosa che mi ha colpito sin dall’inizio della collaborazione con Marcus, Serena, Silvia ed Elisa è stata la loro idea di creare una strategia su misura per ogni artista rispettandone la vocalità e valorizzandone le potenzialità. Quest’anno abbiamo avuto l’occasione di incastrare diversi jump-in tra le varie produzioni. Fare delle sostituzioni all’ultimo minuto fa parte del nostro mestiere, ma comporta un certo stress perché bisogna imparare delle regie complicate in un solo giorno di prova ed andare in scena senza aver mai provato con il direttore e l’orchestra. Grazie al loro supporto ognuna di queste sostituzioni è stata un grande successo e la mia carriera si sta avviando sempre di più verso gli obbiettivi che vorrei raggiungere. La loro esperienza mi sta sempre guidando a fare i passi giusti al momento giusto evitando quelli più lunghi della gamba mettendo così in atto la strategia di cui avevamo parlato all’inizio della nostra collaborazione.
La scelta del repertorio è tutta tua o ti lasci consigliare da qualcuno? Al momento il ruolo di Edgardo della Lucia di Lammermoor ti sta dando grandi soddisfazioni...
Per quanto riguarda il repertorio ho sempre avuto la fortuna di avere una vocalità molto ben definibile, fin dai primi anni di studio era chiaro che non sarei mai stato un Otello verdiano ma neanche un Conte d’Almaviva. É sempre stato chiaro che il repertorio da tenore lirico puro era quello a me più congeniale. Certamente ci sono alcuni ruoli che potrebbero essere ai limiti di questa vocalità, ad esempio, Madama Batterfly che potrebbe essere interpretato anche da un tenore drammatico oppure Elisir d’amore, Falstaff e Lucrezia Borgia per i quali alcuni direttori artistici potrebbero preferire un tenore leggero. Prima di accettare questi ruoli che si trovano agli estremi opposti della mia vocalità valuto i pro e i contro con molta attenzione insieme al mio maestro e alla mia agenzia.
Hai in previsione di debuttare in qualche nuovo ruolo?
A dicembre 2022 debutterò nel ruolo di Hoffman alla Deutsche Oper di Berlino in una versione molto più estesa e inconsueta rispetto a quella che si ascolta tradizionalmente. A novembre invece debutterò nel ruolo di Gennaro in Lucrezia Borgia. In futuro oltre ai miei Duca di Mantova, Rodolfo, Alfredo ed Edgardo, mi piacerebbe affrontare anche ruoli mozartiani seri tipo Idomeneo, La clemenza di Tito e i ruoli da tenore delle Regine donizettiane. Il mio sogno nel cassetto è quello di interpretare l'Otello di Rossini perché pur essendo un tenore lirico puro ho una certa facilità nelle note gravi e nelle colorature. Inoltre mi piacerebbe molto cantare “Il trionfo del tempo e del disinganno” di Händel perché sempre di più si sta riscoprendo il barocco interpretato da artisti con una certa caratura vocale, faccio l’esempio del mio caro amico Andrea Mastroni e del tenore che stimo molto Michael Spires. Come ultimi desideri mi piacerebbe anche moltissimo debuttare altri ruoli Verdiani come Macbeth, Attila, Un ballo in maschera, che per ora ho evitato anche se li adoro profondamente. Ritengo sia giusto aspettare.
Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
Sono da poco tornato da Tel Aviv dove ho cantato ne La Traviata, diretta dal maestro Dan Ettinger. É stata una bellissima esperienza e sono già stato invitato per diversi titoli nella stagione 23/24, ma non posso ancora rivelare i dettagli. Dopo l’ultima recita sono andato direttamente a Trapani per L’ Elisir d’amore al Luglio Musicale. Ora che ho terminato anche con Nemorino potrò finalmente godermi qualche settimana di pausa e poi Lucrezia Borgia ad Essen, Hoffman alla Deutsche Oper di Berlino e Lucia di Lammermor a Nizza.
Che rapporto hai con i direttori d’orchestra?
Sono molto interessato al linguaggio della direzione d’orchestra e non perdo mai occasione di approfondire questo argomento con i direttori con i quali ho un rapporto di amicizia più stretto: Lorenzo Passerini (con il quale è nato un grande rapporto di amicizia, stima e collaborazione prima ancora di iniziare le nostre carriere), Michele Spotti, Sasha Yankevych (che ho conosciuto da poco ma che reputo già un grande amico) e Ferdinando Sulla, mio concittadino e amico di vecchissima data.
Proprio per questo motivo ho sempre un ottimo rapporto con i direttori e adoro quando si riesce ad instaurare quel rapporto quasi simbiotico che inizia e si sviluppa durante le prove raggiungendo il suo apice durante la recita. Inoltre, mi è capitato alcune volte, anche recentemente, (ad esempio a Tel Aviv e a Düsseldorf) di sostituire un collega inserendomi in una produzione in corsa, senza fare prove; in situazioni particolari come questa, trovarmi a collaborare con dei direttori (Rispettivamente Dan Ettinger e Antonino Fogliani) che in recita cercano di farmi comprendere i loro desideri per ottenere da me un determinato colore, una sfumatura o un’intenzione e mandarmi, subito dopo, un’occhiata di soddisfazione, trovo sia una modalità di fare musica assieme molto gratificante… forse una fra le cose più belle ed emozionanti che si possono vivere in palcoscenico.
Una volta i cantanti andavano in scena si esibivano, al termine della recita tornavano a casa e potevano rilassarsi. Oggi bisogna dedicare del tempo anche ai social. Un ulteriore impegno, anche in termini di tempo. Cosa ne pensi?
Per citare La Traviata, i social possono essere croce e delizia. Delizia perché ci permettono di stare sempre in contatto con gli amici e le persone care che possono essere sempre aggiornate sui nostri successi. Possiamo così ricevere reazioni e consensi immediati da parte loro e dei fan. La croce è che ognuno di noi si sente obbligato a dimostrare e mostrare in continuazione che sta vivendo una vita sempre perfetta. Se per qualche giorno non si ha voglia di postare e fare storie c’è sempre la paura che i followers si dimentichino di te.
Ci hai confidato che, nonostante il poco tempo a disposizione, stai conseguendo un’altra laurea. Ce ne parleresti?
Mi sono diplomato in canto a Parma nel 2013, ma ho scelto di continuare gli studi con un secondo biennio al Conservatorio di Milano in musica barocca sotto la guida di Anna Aurigi, perché nel nostro lavoro non si smette mai di studiare, non solo la tecnica ma anche la storia della musica, il linguaggio musicale, il repertorio. Quindi penso sia giusto e più proficuo continuare ad approfondire questi aspetti fondamentali alla professione sotto la guida di professori preparati, trovando ogni giorno più ispirazione e contenuti da portare sul palcoscenico durante le produzioni, ricevendo inoltre un riconoscimento istituzionale per queste competenze. Un'altra ragione che mi ha spinto a proseguire gli studi è il fatto che durante le produzioni, mi è capitato che qualche tenore del coro mi chiedesse qualche consiglio vocale. Anche attraverso i social media mi capita spesso che dei giovani cantanti mi chiedano consigli di tecnica, sul repertorio, sui concorsi, sulle agenzie.
Negli ultimi anni dopo alcune sporadiche lezioni, o come le definisco “confronti vocali”, con dei giovani cantanti mi sono accorto che mi piace molto trasferire ad altri ciò che ho imparato e che continuo ad imparare. Lo faccio con molta passione e gratificazione, per questo motivo ho deciso di continuare i mei studi nel canto barocco per avere uno spettro più ampio di competenze. Non bisogna mai dimenticare che l’Opera come la conosciamo è figlia del recitar cantando. Lo stile belcantistico e verista porta indiscutibilmente dentro di sé lo stile barocco. Sono convinto che conoscere e studiare le opere barocche possa dare una marcia in più anche nell’interpretare le opere moderne. Questo nuovo percorso in conservatorio è per me un’occasione di grande crescita.
Come passi il tuo tempo libero? Hai degli hobby?
Ho sempre dedicato molto tempo allo sport e alle arti marziali come il Karate e il Kung Fu ma ultimamente con l’intensificarsi dei miei impegni di lavoro e poi a causa del covid non sono più riuscito ad allenarmi costantemente. Durante il lavoro riesco comunque sempre a dedicare un po’ di tempo alla lettura dei miei amati manga e ai film d’autore da Fellini a Kubrich a Tarantino. Quando invece sono a casa mi diletto nel bricolage e nel giardinaggio. L’ultima esperienza gratificante in questo senso è stata raccogliere il basilico gigante che avevo coltivato e preparare un buonissimo pesto. Ah dimenticavo… adoro cucinare.
Grazie per la bella chiacchierata e in bocca al lupo
Grazie a OperaClick e crepi il lupo.
Danilo Boaretto