Mirca Rosciani è una musicista raffinata, pianista accompagnatrice di livello e Maestro sostituto di importante esperienza. Inizia a collaborare col ROF nel 1999, dal 2006 con l'Accademia Rossiniana fondata dal compianto Alberto Zedda, dal 2010 con l'Accademia Lirica di Osimo e tante altre sono le istituzioni cui ha portato il suo contributo. Ma sono i più recenti impegni come direttore d'orchestra che hanno destato il nostro interesse e ci hanno portato ad avvicinarla per conoscerla meglio.
Mirca, iniziamo con una domanda leggera, giusto per rompere il ghiaccio: per te cosa rappresenta la musica?
Per me la musica è un’orchestra di emozioni, un concentrato di energia senza cui mi sentirei povera, senza motore quotidiano né memoria. La mia esistenza è legata alla musica in ogni dove e come; a lei sono riconoscente per avermi dato la possibilità di incontrare persone straordinarie che hanno arricchito la mia anima. Molte sono le melodie che mi ricordano momenti preziosi, gioiosi o dolorosi che fanno parte del mio sentire. La musica è anche un modo per inebriarsi ma anche per restare in contatto con la terra, una sfida continua per ottenere nuove conquiste, consapevole che solo la preparazione, la passione mista alla tenera devozione portano a risultati gratificanti. Inoltre è un mezzo potente per esprimere me stessa.
Come è entrata la musica nella tua vita?
In casa mia c’era il pianoforte della nonna, una bravissima pianista che aveva dovuto bloccare la sua carriera a causa della Seconda guerra mondiale. Pur non avendola potuta conoscere è stata sempre presente nella mia vita attraverso i bellissimi racconti della mamma. Per me lei era la “Musica”: la immaginavo li ad accarezzare i tasti e a fissarmi con il suo sguardo dolce. E poi c’era mio fratello, grande talento pianistico, che ci deliziava con Bach, Beethoven, Chopin.
Come mai ad un certo punto hai indirizzato la tua formazione pianistica verso l'opera lirica?
Ho iniziato ad amare l’opera sin da bambina andando spesso al Teatro dell’Opera di Roma dove conobbi Susanna Spitalnik, un Maestro sostituto bravissimo, che mi avvicinò all’accompagnamento dei cantanti lirici. In seguito, alimentai la mia passione diplomandomi con Enza Ferrari all’Accademia lirica di Osimo e ottenendo il diploma di Lettura della partitura (corso per Maestri sostituiti) al Conservatorio di Santa Cecilia.
Quali sono state le tappe della tua carriera che hanno contribuito maggiormente alla tua crescita professionale?
Nel 1999 mi trasferii a Pesaro e superai un’audizione al Rossini Opera Festival ottenendo così la possibilità di lavorare da subito ad altissimo livello con direttori, registi e cantanti che hanno fatto la storia dell’opera. Inoltre, ho potuto collaborare per dieci anni con il Maestro Alberto Zedda per l’Accademia Rossiniana, coltivando giovani talenti che oggi si esibiscono nei più grandi teatri del mondo. Poter sviluppare la mia formazione rossiniana con Alberto Zedda proseguendo poi a tutto oggi con Ernesto Palacio, sono state grandi opportunità.
Per me è stato importante anche diventare Maestro del Coro al Rossini Opera Festival e direttore d’orchestra avendo occasione di poter incidere un cd live integrale di Rossini edito Bongiovanni “Largo al factotum” con Nicola Alaimo, l’Orchestra Sinfonica Rossini e il Coro del Teatro della Fortuna. Poi l’occasione di dirigere alla RAI in prima serata accompagnando giovani talenti come l'ultimo vincitore del Premio Paganini, Giuseppe Gibboni.
Poi gli incontri musicali quelli belli accompagnando e collaborando per tanti anni con Luciana Serra, Raina Kabaivanska, Lella Cuberli, Nicola Alaimo ed aver potuto lavorare lungamente il repertorio francese con Sergio Segalini.
Quali sono le doti principali che deve avere un bravo maestro accompagnatore e ripassatore di spartito?
Fare il Maestro ripassatore vuol dire innanzitutto conoscere lo spartito e la partitura dell’opera in modo impeccabile per poter trasferire ai giovani talenti la priorità di essere rigorosi nell’approfondimento del testo, della parola, della fonetica, del fraseggio, delle tradizioni (anche e soprattutto quelle da evitare), dello stile da seguire, del personaggio da sviscerare in tutte le sue sfaccettature. Conoscenze, frutto di tanto studio e passione, acquisite lavorando con artisti già affermati e messe a disposizione per consentire il perfezionamento artistico. Il ripassatore che poi diventa anche pianista durante il concerto del cantante in questione deve essere all’altezza di sostenere la performance, pensando si di riprodurre il suono orchestrale ma anche di emergere per pulizia tecnica e sensibilità musicale.
Che rapporto hai con Rossini e la sua musica?
Rossini mi ha preso per mano nel 1999 al Rossini Opera Festival e sino ad oggi non mi ha mai lasciato. Da ventitre anni lo eseguo e lo insegno nei miei master cercando principalmente di condividere con il cantante il piacere di scoprire questo autore che ogni volta riesce a sorprendermi per genialità e modernità. Rossini rappresenta per me la sfida della perfezione nell’esecuzione cercando leggerezza, rispettando le dinamiche anche quelle non scritte, ma che per chi come me, ha avuto la chance di lavorare con Alberto Zedda, sono di prassi e indispensabili, così come lo sono l’uso dei rubati. É fondamentale permettere al cantante di poter affrontare in modo intelligente la parte con vivacità e profondità esaltando pagine che in altro modo sarebbero quasi scontate nella lor pur bellezza assoluta. Il cantante rossiniano può con il virtuosismo e l’interpretazione incantare il suo pubblico seducendolo e inebriandolo con variazioni obbligatorie e tanto attese. Un dialogo sempre in tensione dove la parola è protagonista ricordandoci sempre come il testo di un’opera sia nato prima della musica con cui mantiene il profondo legame. Esaltazione del personaggio, della situazione, comprensione della parola non solo nel suo significato ma anche nella sua emotività. Molti sono i progetti che mi hanno visto e mi vedranno portavoce della prassi esecutiva rossiniana. L’ultimo, lo scorso dicembre al Teatro Coccia di Novara dove ho diretto la Cambiale di Matrimonio, rappresentazione che ha coronato il desiderio di un laboratorio di approfondimento rossiniano che ho ideato e realizzato in collaborazione con il M° Giovanni Botta, produzione frutto della collaborazione con Il RossiniLab, il Conservatorio Cantelli, l’orchestra Sinfonica del Coccia, l’Accademia Amo, la Fondazione Rossini e naturalmente del Teatro Coccia. Esperienza che mi ha entusiasmata e che penso di portare in altre sedi dato che continuerò il mio percorso di crescita lavorativo all’interno del Rossini Opera Festival.
Il desiderio di dirigere ce l'hai sempre avuto o è maturato dopo le tante esperienze vissute accanto a grandi direttori e cantanti di livello internazionale?
Sicuramente la direzione mi ha sempre affascinato per le motivazioni che hai posto nella tua domanda, diventando un’esigenza nel momento in cui ho iniziato la carriera di Direttore di Coro proseguendo come un’esigenza personale di conoscenza.
Il tuo esordio sul podio si è tenuto a Firenze nel 2013: ti ricordi le sensazioni che hai provato in quell'occasione?
Impossibile dimenticare l’incoraggiamento avuto durante quella giornata del mio Maestro Daniele Agiman che mi ha seguita passo passo, ma anche della mia famiglia venuta appositamente per sostenermi e condividere un momento nuovo, diverso che mi ha dato e mi sta dando tante soddisfazioni.
Lo scorso dicembre hai diretto brillantemente "La cambiale di matrimonio" presso il Teatro Coccia di Novara. La tua speranza per il futuro è di salire sempre più frequentemente sul podio oppure pensi di rimanere seduta al pianoforte e continuare a lavorare col coro del Teatro della Fortuna di Fano che conduci ormai da parecchi anni?
Pianista, direttore d’orchestra e direttore del coro questi sono i ruoli nei quali mi cimento vorticosamente. Dirigere mi appassiona sicuramente e mi gratifica, sento la mia vita artistica matura per affrontare opere di repertori diversi. A fine aprile dirigerò una selezione di Traviata nel meraviglioso Teatro di Rieti con l’Orchestra Sinfonica Nova Amadeus della quale sono stata nominata direttore ospite, per poi proseguire con una tournée estiva. A luglio dirigerò un importante recital evento open-air con il tenore Matteo Macchioni, a settembre nella splendida cornice di Sirmione per il Festival Callas dove avrò il grande piacere di aprire il Festival con un bellissimo recital del soprano Laura Giordano e a quattro mani con la pianista Sabina Concari, chiudendolo con l’Orchestra Virginio Ranzato in concerto con le giovani promesse che si sono distinte nel Concorso Orlandoni di Como. Con il Coro del Teatro Fortuna abbiamo appena partecipato ad un bellissimo Tancredi per il Rossini Opera Festival in forma di concerto e ci attendono le opere nel cartellone estivo del ROF: La Gazzetta, Edipo Colono e il Concerto con le bravissime Jessica Pratt e Vasilisa Berzhanskaya. L’attività concertistica mi vede reduce da due bellissimi concerti a Trento per la Società Filarmonica, altri mi attendono per l’Accademia lirica di Osimo dove sono docente da quindici anni e infine ad ottobre a Milano al Teatro dal Verme con cantanti stellari.
Sogni nel cassetto?
I miei sogni sono tanti ed alcuni si stanno già realizzando ogni giorno con impegno e dedizione. La mia passione continua ad essere la direzione d’orchestra che, fra le poche donne in Italia, vorrei portare tra le tante nel mondo. Sicuramente anche l’auspicio di vedere i teatri pieni di gente tornando alla normalità tanto attesa.
Quali sono le tue passioni extra-musicali?
Vorrei che le giornate raddoppiassero la loro durata per poter coltivare la passione del cinema e dei viaggi imparando più lingue di quelle che già conosco.
Grazie per la piacevole chiacchierata e in bocca al lupo per i tuoi impegni futuri.
Grazie a voi e permettetemi, con l’occasione, di ringraziare anche la mia città Colleferro, che mi sostiene con affetto e stima.
Danilo Boaretto