Nel 1977, dalla base di Cape Canaveral, fu lanciata nello spazio una navicella Voyager con a bordo una capsula contenente le più alte testimonianze della storia e della cultura della civiltà umana destinate ad eventuali altre civiltà evolute presenti nell’infinità dell’Universo.
Nella capsula, che oggi vaga nello Spazio profondo, oltre ad una copia della Bibbia e del testo della Costituzione degli Stati Uniti d’America furono incluse le registrazioni delle due arie della Regina della Notte dal Flauto Magico, a testimonianza del genio di Mozart; la Regina della Notte consegnata all’ Infinità è quella, assoluta, di Edda Moser, che del ruolo ha dato forse la più grande interpretazione di tutti i tempi.
Incontriamo il grande soprano berlinese a Salisburgo, durante quel Festival che in più di un’occasione e nell’arco di sei lustri l’ha vista tra i protagonisti assoluti, che è qui per presentare il CD che raccoglie alcune tra le sue registrazioni mozartiane più belle.
Il primo impatto è assolutamente affascinante: Edda Moser riempie di fascino il salottino che la sua casa discografica ci ha messo a disposizione solo varcando la soglia, è in ritardo di dieci minuti, i suoi occhi grandi e bellissimi ci scrutano per un attimo, poi, ci sorride ed esordisce, in Italiano, con un “Finalmente!”. Il ghiaccio è rotto e davanti ad una provvidenziale tazza di caffè, visto il freddo di un anomalo agosto salisburghese iniziamo la nostra conversazione.
Una domanda iniziale che nasce dalla mia esperienza personale: io abito a Vicenza, una città che lei credo conosca molto bene per via del “Don Giovanni di Losey”…
(si illumina) Che città meravigliosa, piena di monumenti splendidi, la Rotonda, la Basilica Palladiana…
Ho particolarmente impressa la scena iniziale del film…con lei che insegue Ruggero Raimondi giù dalla Basilica verso Piazza dei signori…sotto la pioggia…
(Ride)…c’era una pioggia fantastica quella notte…ma le cineprese non erano pronte, tutti dicevano “Giriamo! Giriamo!”…invece dovemmo attendere la pioggia successiva….
Le piacque fare quell’esperienza cinematografica di “Don Giovanni”?
Moltissimo! Gli altri colleghi erano tutti eccellenti, e poi il tutto aveva un respiro internazionale, con Raimondi italiano, la Te Kanawa neozelandese, van Dam belga, la Berganza spagnola, Kenneth Riegel e Malcom King americani.
Peccato che Losey non conoscesse assolutamente l’opera di Mozart, ad un certo punto mi chiese se non si potesse accorciare il “Non mi dir bell’idol mio”…la trovava cinematograficamente troppo lunga…Comunque fu una splendida esperienza.
A questo punto la domanda che mi viene spontaneo farle è “cosa pensa delle recenti produzioni mozartiane, soprattutto quelle del Festival di quest’anno?
(il tono si fa deciso) Per quel che ho visto io, ossia “Don Giovanni” e “Ratto dal serraglio”, sono sdegnata, è una vera violenza a Mozart, non per i cantanti, spesso davvero bravi, ma per le regie e le messe in scena. Questo semplicemente non è Mozart.
Non capisco perché i cantanti non si ribellino a questo stato di cose; io non avrei mai potuto accettare di prendere parte ad allestimenti simili, sono qui per il Festival, per Mozart….non per quel che vedo oggi
Credo che si possano fare le opere di Mozart, come quelle di altri compositori, con allestimenti moderni, ma sempre e comunque nel rispetto della musica…
Ma certo! Ho cantato moltissime opere con regie moderne; a Parigi ho fatto una Salome modernissima, ma davvero molto bella, tutto era totalmente comprensibile. In questo “Don Giovanni”, come nel “Ratto” non si capisce nulla; il pubblico, che spende moltissimo per i biglietti, dovrebbe alzarsi ed andarsene.
Esauriti i commenti sulla stagione presente vorrei parlare un po’ dei suoi grandi ruoli.
Credo che la sua Regina della Notte sia assolutamente unica, non solo vocalmente, ma anche a livello interpretativo.
La regina della Notte è una spietata politica, una donna di potere; seduce Tamino non perché è preoccupata per la figlia, ma per recuperare ciò che le è stato tolto…
E riguardo alle difficoltà vocali del personaggio?
Molti pensano che la regina della Notte si riduca solo agli acuti e alle agilità, invece è molto altro, un concentrato di elementi diversi che vanno posti in rilievo.
Prima di arrivare alle agilità, soprattutto nella seconda aria, che vengono naturali se si è rilassate, c’è, ad esempio, l’ingresso del primo atto dove l’incipit di ”O zittre nicht” è quasi in tessitura di contralto. Inizialmente non credevo avrei mai potuto cantarla…invece…e fu così anche per Vitellia in “La clemenza di Tito”, sono ruoli che vanno affrontati senza paura, solo dopo averli cantati ti domandi “Ma come avrò fatto?”.
In verità cantai la mia prima Regina della Notte a tredici anni…ma fu un vero disastro…(ride ancora), anni dopo riuscì meglio.
Mi parla un po’ di Donna Anna, altro ruolo che pare composto su misura per lei?
Tutti pensano che Donna Anna sia perdutamente innamorata di Don Giovanni, ed invece non è così: Anna ama Don Ottavio ma soprattutto vive per vendicare la morte del padre, è un ruolo quasi tragico.
Nel film di Losey tutti si aspettavano che il ruolo di Don Ottavio fosse affidato a Placido Domingo, la scelta cadde invece su Kenneth Riegel, cantante che apprezzo molto ma che alla fine risultò, a livello drammaturgico, non in parte. Il problema nasce dal fatto che Don Giovanni e Don Ottavio dovrebbero avere la stessa statura, altrimenti come potrebbe Donna Anna confonderli nella semioscurità? Nel caso del Film Raimondi era molto, ma molto più alto di Riegel, quindi il tutto risultava pochissimo credibile…Stesso discorso per il Leporello di van Dam: anche lui non è molto alto, e questa volta non si capisce come possa essere Donna Elvira a confonderlo con Don Giovanni.
Ricordo una produzione del Met praticamente perfetta, con Raimondi che subentrò a Siepi e nella quale i tre protagonisti maschili, tra cui Gedda, avevano esattamente la medesima statura.
A questo punto devo chiede qual è il suo Don Ottavio preferito…
Ho cantato accanto a grandi Don Ottavio, da Peter Schreier a Luigi Alva…ma il mio preferito in assoluto resterà sempre Nicolai Gedda, grandissimo artista e un gentiluomo, imparagonabile a qualsiasi altro collega col quale io abbia mai cantato.
…e il suo Don Giovanni?
Per me don Giovanni deve avere il buio nella voce, un qualcosa di tenebroso, come quello, ad esempio di Theo Adam, o anche quello di Cesare Siepi.
Veniamo al resto del suo repertorio, che è davvero molto vasto.
Amo davvero molto il repertorio italiano; ho cantato moltissime volte Lucia, ma anche Gilda e Violetta. Ho un meraviglioso ricordo delle recite di Turandot al Metropolitan, nelle quali io cantavo Liù, mentre Turandot era la Nilsson e Calaf Franco Corelli. Fu davvero magnifico poter cantare con lui.
Lucia, invece l’ ho cantata molto con Pavarotti, e poi l’ho registrata sotto la direzione di Giuseppe Patanèm ma non è mai stata pubblicata e non so perché.
Ho cantato anche molto Wagner, del quale amo la lingua oltre che la musica.
Un altro ruolo che amo davvero molto è Salome, che ho sempre visto come una bambina diabolica, un vero mostro e così ho sempre cercato di caratterizzare il personaggio, evidenziando il suo lato infantile.
E tornando per un momento a Mozart?
Ho inciso molto Mozart e ne sono fiera.
In teatro ho molto amato Konstanze, che considero l’Isolde di Mozart, purtroppo non ho avuto fortuna con gli allestimenti del “Ratto dal serraglio” cui ho preso parte. Mi sono sempre imbattuta in registi che considerano quest’opera solo un divertissement leggero o poco più.
Konstanze invece è una donna straordinaria, piena di amore e di dignità, la prima delle sue arie è così piena di sentimento; il pubblico tenderebbe invece ad amare di più Blonde…forse per via delle agilità…
Abbiamo accennato prima ai suoi colleghi. Con quali altri cantanti si è trovata in particolare sintonia?
Di Gedda abbiamo già detto, ho splendidi ricordi di Corelli, di Pavarotti, di Alferdo Kraus, ma anche di Rolando Panerai e di Carreras.
E i direttori?
Ho un ottimo ricordo di Riccardo Muti, col quale cantai una meravigliosa “Iphygénie en Tauride” al Maggio musicale; due anni dopo Muti la diresse di nuovo alla Scala, dove io stavo cantando Fiordiligi…mi sarebbe piaciuto davvero ricantare Iphygenie con lui…
Poi ho avuto la fortuna di essere in attività in anni nei quali i direttori erano Karajan, Sawallisch, , Böhm, Richter; con tutti loro ho cantato ed inciso.
Per il repertorio mozartiano sono particolarmente affezionata a Leopold Hager, che considero, in assoluto il miglior direttore mozartiano ancora in attività.
Prima si parlava di regie e di registi…
Tasto dolentissimo: una delle ragioni per le quali ho smesso di cantare, anzi direi la sola, è perché non sono disposta a tollerare la tirannia dei registi che impongono ai cantanti scelte vergognose per loro e soprattutto per la musica. Non sono disponibile a compromessi.
La goccia che fece traboccare il vaso fu un allestimento della “Zauberflöte nel quale, quando arrivai alle prove, trovai i tre Fanciulli trasformati dal regista in tre piccoli malati terminali di cancro…con tanto di flebo al braccio. Decisi che era troppo e decisi di ritirami, non senza aver detto al regista tutto quello che pensavo di lui e del suo lavoro; ho fatto ancora dei concerti, potrei cantare ancora…ma non mi interessa.
..e allora ove ha rivolto i suoi interessi?
Il primo periodo dopo il ritiro dalle scene è davvero difficile, si è preda dei pensieri più strani, poi si trova dell’altro cui dedicarsi, egualmente stimolante ed interessante.
Faccio regolarmente masterclasses un po’ in tutto il mondo…e poi, con un gruppo di amici, abbiamo creato una fondazione per la conservazione della lingua tedesca, per difenderla dalle contaminazioni e a vantaggio delle generazioni future. Stiamo facendo un buon lavoro e ne sono davvero molto fiera.
Sono trascorse più di due ore, alla fine delle quali la bellissima signora ci saluta con un bacio e con una bellissima dedica sul suo CD e con un saluto audio per lettori di Operaclick.
Alessandro Cammarano