Incontriamo Claudio Sgura uno dei più importanti baritoni della sua generazione, particolarmente richiesto dai più prestigiosi teatri internazionali, soprattutto per i grandi ruoli drammatici del repertorio verdiano, pucciniano e verista.
Ci racconti dall'inizio come ti sei accostato alla musica e in particolar modo all'opera lirica? Devi ringraziare qualcuno per averti indirizzato a questa forma d'arte?
Da ragazzo mi esibivo per divertimento, nell'ambito della musica leggera, in alcuni locali pubblici e qualche volta anche nelle chiese in occasioni di matrimoni; tutto ciò senza nessuna impostazione lirica e totalmente senza studio del canto!
Nel 1997 la cosa prese una direzione inaspettata in quanto, il soprano Maria Mazzotta di Lecce, sentendomi cantare ad un matrimonio, mi propose di avvicinarmi al mondo della lirica. Da allora iniziai a studiare con lei assiduamente ma solo durante le mie ore libere poiché all'epoca lavoravo in ospedale come infermiere professionale.
Hai trovato subito l'insegnante che ha saputo darti la corretta impostazione?
Si, la Signora Mazzotta è riuscita a darmi una prima impostazione solida; questo mi ha preservato dal subire traumi vocali e per questo mi reputo molto fortunato. Naturalmente ho continuato a studiare e penso non smetterò mai. Tra l'altro in questi anni la voce ha subito dei cambiamenti fisiologici e quindi è molto importante sostenerla con la tecnica e soprattutto con il corretto apporto del diaframma.
Nel tuo bruciante avvio di carriera quanto pensi che ti abbia aiutato l'essere in possesso di una buona natura vocale?
Sicuramente tantissimo, così come la mia presenza scenica. Ho sempre incontrato insegnanti che hanno apprezzato sia la mia vocalità sia la mia naturalezza scenica. Questo mi ha portato in poco tempo a calcare palcoscenici importantissimi nel mondo della lirica e non nascondo che non è stato facile gestire quei primi importanti impegni. Non è stato semplice anche perchè sentivo molto la responsabilità di non deludere chi credeva in me oltre, naturalmente, al pubblico.
Nel 2006 vincesti il secondo premio al Concorso Voci Verdiane di Busseto e l'anno successivo debuttasti alla Scala. Pensi che la visibilità di un concorso importante come quello di Busseto ti sia servita per lo sviluppo della tua carriera?
Certamente. I concorsi lirici aiutano tantissimo a farsi conoscere ed apprezzare, soprattutto se in giuria sono presenti rappresentanti delle maggiori realtà liriche italiane ed internazionali. Nel mio caso il Concorso di Busseto fu davvero importante. Prima di allora avevo debuttato solo piccoli ruoli. In seguito credettero in me Cristina Ferrari, la quale mi affidò il ruolo di Ezio nell' "Attila" a Piacenza e del Conte di Luna ne "Il Trovatore" a Vigoleno ed in seguito anche i responsabili dell' Aslico che nel 2007 mi affidarono il difficile ruolo di Macbeth nell'omonima opera di Verdi. Questi furono gli impegni più importanti che diedero il via alla mia carriera.
Rimanendo in tema verdiano: secondo te quale è il significato di “voce verdiana”? Pensi che la vocalità dell'interprete verdiano debba realmente possedere caratteristiche particolari e se si, quali?
Si, secondo me la “voce verdiana” deve avere alcune peculiarità fondamentali. Caratteristiche dovute soprattutto alle influenze che i personaggi verdiani, hanno assorbito nel corso dell'evoluzione operistica: dal belcanto al romanticismo, sino al preverismo (basti pensare ad Otello). Quindi da un punto di vista vocale è necessaria una vocalità possente e drammaticamente spinta ma contemporaneamente duttile ed in grado di plasmarsi in mille colori e sfumature diverse. Spesso le voci molto possenti non sono raffinatissime e viceversa le seconde non hanno un adeguato peso vocale. Questo almeno è il mio pensiero!
Fra i molti ruoli verdiani che hai interpretato sino ad oggi ne hai uno a cui ti senti più legato?
Il ruolo verdiano a cui sono più legato penso sia il Macbeth. Un po' perché è stato il mio primo ruolo da protagonista e in parte perchè è un ruolo che mi ha dato modo di lavorare molto, oltre che sul lato meramente tecnico, anche sullo sviluppo psicologico di un personaggio che è particolarmente complesso proprio sotto questo aspetto.
Nel 2007 hai cantato per la prima volta alla Scala nel ruolo di Sharpless. Cosa significa per un giovane cantante arrivare a calcare il palcoscenico di un Teatro così importante? Ricordi ancora le sensazioni vissute durante quel debutto?
Assolutamente si! Ho provato un'immensa emozione e davvero non riuscivo a credere di essere lì da interprete! Devi sapere che nel 2001, lavorando all'Ospedale De Marchi di Milano, andavo spesso alla Scala a vedere delle opere sognando, un giorno, di poter essere al fianco di quei cantanti. Dopo aver affrontato il ruolo di Sharpless ho avuto il piacere di ritornare alla Scala anche per altre opere ma sicuramente nel mio cuore tengo un ricordo particolare per la Cavalleria Rusticana che cantai nel 2011 al fianco del grande Salvatore Licitra. Credo sia stata una delle ultime opere nella quale il nostro caro tenore cantò prima della disgrazia che lo ha strappato giovanissimo a noi tutti... era una persona davvero straordinaria!
In seguito ti si sono aperte le porte di tutti i più importanti teatri internazionali. Facendo un consuntivo di questa prima parte di carriera, ti ritieni soddisfatto? Quando iniziasti a studiare canto, pensavi di poter raggiungere un giorno questi livelli?
Mi ritengo davvero molto fortunato e più che soddisfatto! Il mio unico pensiero adesso è quello di studiare con costanza e pazienza cercando sempre di migliorare per sentirmi veramente all'altezza dei compiti che mi affidano!
Potendo tornare indietro nella tua carriera c'è qualcosa che non rifaresti o faresti diversamente?
No assolutamente. Non ho grossi rammarichi o rimpianti.
C'è qualche ruolo che ancora non sei riuscito a cantare e che ci terresti particolarmente portare in scena?
Mi piacerebbe moltissimo cantare alcuni ruoli verdiani che penso possano essere davvero indicati per la mia vocalità. Ad esempio il Marchese di Posa nel "Don Carlo", Renato in "Un ballo in maschera", il Simone nel "Simon Boccanegra"... vedremo!
Quali impegni hai già in programma per i prossimi mesi?
Adesso sto preparando il ruolo di Jack Rance ne "La fanciulla del west" che andrà in scena il primo febbraio all'Opéra Bastille di Parigi. Successivamente debutterò il ruolo di Tonio ne "I Pagliacci" di Leoncavallo al teatro Perez Galdos di Las Palmas; ruolo che riprenderò nel mese di maggio al teatro San Carlo di Napoli. In estate sarò impegnato in Cina col maestro Oren, per alcune recite di Carmen di Bizet, ovviamente nel ruolo di Escamillo; sempre col Maestro Oren canterò il ruolo di Scarpia in "Tosca" al Teatro Massimo di Palermo. Altri impegni non ancora confermati preferisco non citarli.
Sei totalmente soddisfatto della tua professione oppure vi sono alcuni aspetti di essa che ti costano particolare sacrificio?
Sicuramente sacrifici se ne fanno tanti poiché la vita del cantante è un po' diversa da quella di un impiegato: trascorri la maggior parte del tempo fuori casa, lontano dagli affetti dei parenti e degli amici. Bisogna avere un grande spirito di adattamento; però mi ritengo anche da questo punto di vista molto fortunato perchè mia moglie mi sta molto vicino e per me è davvero di grande supporto.
Segui qualche regola particolare per preservare in buona salute la tua vocalità?
Per questo ci pensa mia moglie! È il mio Personal Trainer (ride)
Diciamo che cerco di evitare tutti gli stravizi... sia alimentari che fisici.
Cosa fa Claudio Sgura nel tempo libero? Sei sportivo?
Mi riposo! Mi piace molto leggere e guardare film in tv.
Mare o montagna?
Potendo scegliere direi il mare!
Ti ringraziamo per la disponibilità e ti facciamo un grande in bocca al lupo per il tuo imminente impegno parigino.
Grazie a voi e un saluto a tutti gli amici di OperaClick.
Danilo Boaretto