Un nuovo allestimento di Il ritorno di Ulisse in patria inaugurerà il prossimo 17 giugno la 39esima edizione del MonteverdiFestival di Cremona. Della rassegna lombarda parla il suo animatore, il sovrintendente e direttore artistico del Teatro Ponchielli, Andrea Cigni.
Che cosa rappresenta questa manifestazione che nel 2023 festeggerà i 40 anni?
Si tratta di un festival unico al mondo, che non si limita a celebrare il padre dell’opera lirica, ma che unisce musica sacra, opera e teatro ospitando artisti di grande prestigio e nuove generazioni di musicisti affermati. Come dico sempre, tutto nasce qui, dal genio di Monteverdi, che con L’Orfeo del 1607 ha reso popolare il melodramma, si è affermato un genere che rappresenta il nostro paese a livello internazionale. Grazie alla sua capacità di capire e di mettere a frutto il valore della musica nel creare affetti e nel mostrarceli sulla scena, possiamo godere delle meraviglie che ogni anno riempiono i cartelloni dei teatri d’opera. Il festival non è solo arte performativa, ma anche formazione, con residenze per giovani barocchisti. È momento di studio e di ricerca con il Centro Studi Monteverdiani. È sociale, con la musica che entra nelle fabbriche, nelle carceri, nei luoghi della cura.
Che cosa ponete alla base del vostro lavoro?
Principalmente lo studio della prassi esecutiva, per restituire la purezza di capolavori musicali assoluti grazie alla ricerca e all’approfondimento, con la collaborazione del Dipartimento di Musicologia, del Museo del Violino e di Cremona Antiqua con il suo direttore Antonio Greco, che è anche direttore musicale principale del festival. Centinaia di artisti, nell’arco di un mese, si ritrovano a Cremona, incontrando il pubblico, per fare musica, una musica antica ma allo stesso tempo moderna, che fonda le sue radici nel tardo Rinascimento e nel primo Seicento, per giungere fino a noi con immutata freschezza. Credo che chi ama la musica, chi ama profondamente l’opera, dovrebbe essere presente al MonteverdiFestival e frequentare non solo l’opera, ma anche i concerti di musica sacra, i madrigali e i cross over tra generi che dialogano fra loro.
Quali prospettive ha una manifestazione come il MonteverdiFestival?
Proprio ora che l’Unesco ha riconosciuto la candidatura dell’opera lirica come bene immateriale dell’umanità, è il futuro, il Festival merita il riconoscimento nazionale e internazionale che si deve a geni e inventori della nostra storia. Il nostro progetto consiste nel proseguire il percorso intrapreso per inserire il Festival e Claudio Monteverdi nei circuiti del turismo musicale più importanti. Intendiamo portare avanti la produzione che il repertorio monteverdiano ci ha lasciato, un patrimonio immenso: le sue opere, i libri di madrigali, la tanta musica sacra e i collegamenti con tanta musica che da Monteverdi in poi è nata e si è sviluppata e scoprire ciò che ancora c’è da conoscere del lavoro del Divin Claudio. Spero che a livello istituzionale vi sia la sensibilità di considerare questa manifestazione tra quelle di assoluto prestigio e posizionarla nel panorama degli eventi nazionali e internazionali più rilevanti.
Qualche parola sul cartellone di questa edizione 2022 del Festival.
La programmazione è ricca e articolata, si svolge nei luoghi più belli di Cremona, dal Teatro ai palazzi storici, alle chiese più importanti. Prima di tutto la produzione d’opera con un nuovo allestimento di Il Ritorno di Ulisse in Patria, diretto da Ottavio Dantone con l'Accademia Bizantina e la regia visionaria di Luigi De Angelis, con la sua compagnia Fanny&Alexander, che da trent’anni raccontano un teatro innovativo e coraggioso, poetico e di grande attualità. Poi proponiamo l’imponente Vespro della Beata Vergine, diretto dal nostro direttore musicale principale Antonio Greco, alla guida dell’Orchestra e del Coro del MonteverdiFestival - Cremona Antiqua, replicato a Mantova alla Basilica di Sant’Andrea. Il ritorno dei Tallis Scholars diretti da Peter Phillips, il gruppo vocale di musica antica più importante al mondo, con un confronto tra Claudio Monteverdi e il suo maestro Marc’Antonio Ingegneri. C'è poi l’Ensemble portoghese Divino Sospiro diretti da Marco Mencoboni, con un concerto originalissimo che mette a confronto i due fratelli Monteverdi, Claudio e Giulio Cesare e in chiusura di Festival avremo il grande Jordi Savall con il suo ensemble Hespèrion XXI e uno dei controtenori più popolari del momento, Raffaele Pe con i complessi della Lira di Orfeo.
Ma la programmazione del Festival non si esaurisce con il programma, per così dire, istituzionale.
No, infatti. Si sviluppa in una serie di ulteriori appuntamenti: Barocco Elettronico con Elena Rivoltini, un confronto tra Vespro della Beata Vergine e musica elettronica in un appuntamento 'by night' che coinvolgerà corpo e spirito dello spettatore immergendolo in una dimensione quasi onirica; i Teatri 35, famosi esecutori di Tableaux vivants dedicati a Caravaggio, accompagnati dalla musica de I Bassifondi e ancora decine di concerti ed eventi nell’arco di dieci giorni, dal 17 al 26 giugno. Infine vorrei ricordare la crociera che il 16 giugno partirà da Venezia per giungere a Cremona attraverso Mantova, sul fiume Po, un viaggio a ritroso per riportare Monteverdi a casa e assistere alla Prima dell’Ulisse e a tre giorni di visite guidate, musica, appuntamenti culturali.
Che ultimo invito vorrebbe rivolgere al pubblico?
Credo sinceramente che partecipare al MonteverdiFestival possa rivelarsi un’esperienza unica e indimenticabile, un appuntamento che ogni anno dovrebbe essere messo in agenda da tutti coloro che amano la musica e l’opera, ma anche da coloro che desiderano avvicinarsi alle origini del melodramma con curiosità e amore, ricordando a noi stessi che Claudio Monteverdi è un nostro 'contemporaneo', al quale dobbiamo molto di ciò che siamo e stiamo facendo oggi.
Fabrizio Moschini