Buranello a Pisa

per discutere di tutto quel che riguarda la musica sacra e vocale non operistica
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Giulio Santini
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Buranello a Pisa

Messaggio da Giulio Santini » 04 set 2018 01:23

La sera di domenica 2 si è concluso, nella basilica romanica di San Pietro a Grado tra Pisa e il suo litorale, il Festival toscano di musica antica, animato come sempre in primo luogo dall'orchestra AuserMusici, che quest'anno ha anche proposto la prima esecuzione di un inedito che il copista settecentesco attribuiva a Vivaldi. Ma non ho potuto assistere a quel concerto, anche per il difficile orario in cui si deve effettuare la conversione dei voucher in biglietti gratuiti - dalle 10 alle 15; aspetto da migliorare in una manifetsazione collaudata e che per quanto ho potuto intuire è nel resto molto ben organizzata, ed ha saputo attrarre, anche fuori città e da fuori città, un pubblico piuttosto folto. Ho invece assistito al concerto degli ospiti dell'Enseble Aurora (quartetto d'archi con strumenti antichi e continuo, inegrato da due traversieri di AuserMusici per il Gloria del "Confitebor"), impegnati nell'esecuzione di quattro brani di Giovanni Battista Galuppi. Due concerti a quattro e i mottetti "A rupe alpestri" per contralto (che va anche sotto il titolo "Arripe alpestri"; problema filologico che a questo punto mi interessa, ma di cui non mi sono note nemmeno le linee essenziali) e, appunto, "Confitebor tibi domine" per tre voci soliste. Brani non inediti e già incisi, ma a me ignoti: il che mi faceva sospettare di incappare in un esempio di quanto spesso accade con questo tipo di rarità barocche; quando si apprezzano la passione e la bravura degli interpreti, e ci si disvela una musica tutto sommato dimenticabile. Pericolo scampato! Non tanto per i concerti (rispettivamente in Sol maggiore e in Re maggiore), che mi sono sembrati piuttosto convenzionali, di poco evoluti rispetto al modello vivaldiano; il primo dei due, già di suo meno godibile dell'altro, ha poi risentito di qualche imprecisione di troppo da parte del primo violino Enrico Gatti, all'inizio del concerto forse ancora bisognoso di "riscaldarsi". Si è però riscattato come accompagnatore principale del primo mottetto (anche se forse gli si potrebbe imputare di aver suonato un po' troppo forte, benché la mia percezione possa aver risentito del fatto che gli fossi seduto molto vicino), impegnato quasi in un certame con il solista; da parte sua, questo esordisce con una bellissima e monumentale aria con da capo, la pagina migliore di un brano che mi sembra anch'esso figlio di molte cose vivaldiane, ma già "nonno" dell'"Exsultate jubilate" mozartiano (suggestione cementata dall'Alleluia finale!). L'ardua parte è toccata al giovane Riccardo Angelo Strano, falsettista inattaccabile nelle agilità, dalla voce buona soprattutto in alto, interprete convinto e molto coinvolto (forse con un approccio più operistico che oratoriale), penalizzato forse dalla scarsa attenzione che il continuista-concertatore Aaron Carpene, impegnato alternatamente al cembalo e all'organo positivo, sembrava prestare ai cantanti: spesso il contralto mi è parso costretto ad accelerare per riprendere la sintonia con gli accompagnatori. Il momento più riusicito è forse risultato il "Confitebor" conclusivo, nel quale alla voce di Strano, che si è disimpegnato ancor meglio che nella pagina solistica, si sono aggiunte quella della soprano Jennifer Schittino, molto affiatata con il collega controtenore, sicura ed efficace, e del basso Furio Zanasi, artista di esperienza che mi ha colpito soprattutto per la grande eleganza nel fraseggio. La compagine ha avuto un discreto e franco successo, ancorché non calorosissimo; io per me mi sono abastanza divertito coi misconosciuti brani sacri del Buranello, e spero di non avere annoiato chi ha letto un mio intervento di argomento musicale finalmente un poco più elaborato.



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mascherpa
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Re: Buranello a Pisa

Messaggio da mascherpa » 07 set 2018 14:32

Furio Zanasi, eccellente Ulisse l'anno scorso a Venezia con Gardiner, ha avuto un paio di mesi fa un successo strepitoso di critica e pubblico cantando a Graz il Narratore nel Combattimento monteverdiano con Jordi Savall.

Invece l'onesto Galuppi rimane per me sotto il macigno della frase con la quale un mio amico veneziano seppellí una quindicina d'anni fa l'esecuzione al Malibran, affidata nientemeno che al citato Gardiner e alla Mingardo, d'una sua cantata di recentissima riscoperta: "i topi de'a Marciana i magna zà tropo bén". Per fortuna fecero poi l'Opus 86 del noto Ludovico van.
Ultima modifica di mascherpa il 07 set 2018 16:07, modificato 1 volta in totale.
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Giulio Santini
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Re: Buranello a Pisa

Messaggio da Giulio Santini » 07 set 2018 14:40

Quando ero un bimbo che si avvicinava per tentativi successivi all'ascolto della musica, ma già favorito da internet, mi colpì tantissimo, di Galuppi, un Gloria (1764), inciso poi (così e così) da Frontalini con complessi moldavi per la Bongiovanni. Almeno l"Et in terra pax" è una pagina non proprio memorabile ma di un certo effetto. Poi il confuso Parnaso dei primi anni trova gerarchie molto più solide: donde lo scetticismo con cui mi avvicinavo alle composizioni proposte.
Zanasi è stato eccellente, ma purtroppo i suoi interventi, in una composizione di gusto parecchio più accademico e direi "marcelliano" dell'"A rupe", erano piuttosto brevi, ancorché risolti in modo singolarmente incisivo. In ruoli di fianco e perciò senza che ne conservi alcun ricordo preciso lo avevo già sentito nella "Poppea" scaligera del 2015.

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