Piacenza, Requiem di Mozart

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cavalieredanese
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Piacenza, Requiem di Mozart

Messaggio da cavalieredanese » 14 apr 2022 22:22

Nell’ambito delle iniziative per i 900 anni di fondazione della cattedrale di Piacenza, in collaborazione con il teatro municipale, martedì 12 aprile, si è tenuto nel Duomo un concerto con in programma principalmente il Requiem K626 di Mozart. Le considerazioni sul titolo sono note. E’ uno dei massimi capolavori di tutti i tempi, insieme alla Passione secondo Matteo di Bach, il Messia di Handel, la Nona di Beethoven e, lo dice il Mila, ma mi trova d’accordo, Stabat Mater e Te Deum del Peppino nazionale. E’ noto anche per vicende extramusicali, dall’idea che Mozart sarebbe stato ucciso per invidia di Salieri (film Amadeus, antistorico), ma anche dalla domanda del Rischiatutto sui cui cadde Massimo Inardi, il più grande campione di quel gioco, che sbagliò il numero di catalogo, per un lapsus.
Martedì, l’Orchestra era La Young Musicians European Orchestra, diretta da Paolo Olmi. Il coro era composto in realtà da due cori: quello del teatro municipale di Piacenza, sommato al Novocanto di Innsbruck, nel quale cantava pure il sindaco di Innsbruck. I solisti erano Yuliya Tkachenko, soprano, Cinzia Chiarini, mezzo, Manuel Amati, tenore e Antonio Di Matteo, basso. Elencato gli interpreti, diciamo che il Duomo era pieno in ogni ordine di posti; tuttavia l’acustica non era quella di un teatro. Se i cori, sistemati sulla scalinata che portava al presbiterio, si sentivano bene, l’orchestra creava fastidiosi echi e i solisti si sentivano bene solo se si era seduti davanti. Non starò quindi a commentare le performance dei cantanti perché dalla mia posizione si sentivano con poco volume. Posso solo dire che il tenore sembrava avere bella voce.
Si è cominciato con l’Inno di Mameli e l’effetto è stato grandioso, non ricordo di avere mai sentito un così bell’inno nazionale, perché forse sono abituato ad ascoltarlo sui campi di calcio, sostanzialmente degradato a una marcetta. In seguito l’inno dell’Ucraina, anche questo molto bello, sembrava di sentire un pezzo di Kovancina. La prima composizione non era però il requiem, ma La sonata in Fa di Petrali, trascritta per orchestra dall’organista Federico Perotti. La composizione, della durata di circa dieci minuti, sembrava prendere spunto dal tema del destino della quinta di Beethoven e lo rielaborava in senso non particolarmente drammatico. La musica era molto melodica e risultava piacevole.
L’esecuzione del Requiem, a mio parere, è riuscita bene, fatte salvo le osservazioni precedenti sull’acustica del luogo. I cori sono stati ottimi, soprattutto eccellente la fusione tra un coro tipicamente italiano, quello del Municipale e uno di taglio mitteleuropeo. L’orchestra ha suonato con tempi buoni e dimostrava un bel suono degno di orchestrali navigati, anche se si trattava di giovani. Riflettevo come è diverso questo requiem da quello di Verdi. Qui il Rex Tremendae Maiestatis non è un giudice inflessibile ma un Dio misericordioso. Idem il Dies Irae, ma un po’ tutta la composizione è densa di speranza e per questo è particolarmente adatta a questi tempi. Al termine applausi interminabili, inutili speranze in un bis, magari con il coro del Nabucco, ma forse è più giusto così.


Qui il tempo si fa spazio.

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