Prosegue lo stato di grazia Chailly-Filarmonica con una spettacolosa serata Brahms,eccellente Concerto per violino ma soprattutto una travolgente Prima Sinfonia riletta a nuovo in metronomi, scansione irresistibile, trasparenze, flessibilita', dinamiche, e il senso della lotta fra Brahms e forma sintonica portato ad una incandescenza da levare il fiato.
Orchestra tutta, in ogni sezione, al di sopra di ogni elogio. E' un vero tempo di grazia direttore-orchestra. Pubblico della Filarmonica in visibilio, come raramente esprime, stavolta si eccome!
marco vizzardelli
Questa la sintesi, a dopo per i particolari anche sul magnifico solista subentrato alla grande alla assente Hahn
Brahms Chailly Tjeknavorian Filarmonica Scala
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Brahms Chailly Tjeknavorian Filarmonica Scala
Ultima modifica di daphnis il 22 mag 2023 23:07, modificato 1 volta in totale.
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Re: Brahms Chailly Tjeknavorian Filarmonica Scala
Così per curiosità e non c'entra nulla con la bella performance della filarmonica della scala, ma chiedo per un amico se c'è una legge, un comandamento, una fatwa o un regolamento che sconsiglia di scritturare solisti italiani (magari giovani e bravi) in Italia, perché mi sembra di leggerne pochi.
Ma forse sono io che mi sbaglio.
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Ultima modifica di ZetaZeta il 22 mag 2023 23:20, modificato 1 volta in totale.
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Re: Brahms Chailly Tjeknavorian Filarmonica Scala
L'ottimo giovane Gibboni sta suonando ovunque.
Comunque quando una Hahn viene sostituita pescando libero il formidabile Tjeknavorian, peraltro affiatatissimo con Chailly dopo l'esito colto in Prokofiev, le nostre orecchie gioiscono e dicono grazie e complimenti per esserci riusciti al volo
marco vizzardelli
Comunque quando una Hahn viene sostituita pescando libero il formidabile Tjeknavorian, peraltro affiatatissimo con Chailly dopo l'esito colto in Prokofiev, le nostre orecchie gioiscono e dicono grazie e complimenti per esserci riusciti al volo
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Ultima modifica di daphnis il 22 mag 2023 23:33, modificato 1 volta in totale.
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Re: Brahms Chailly Tjeknavorian Filarmonica Scala
Mi segnalano dalla Detroit Symphony di una jsensazionale apparizione di Gibboni "in Paganini" sotto la direzione del loro direttore stabile Jader Bignamini.
marco vizzardelli
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Re: Brahms Chailly Tjeknavorian Filarmonica Scala
Serata riuscita! Tjeknavorian già apprezzato in Prokofiev si dimostra un virtuoso raffinato con una bella cavata e dei pianissimi straordinari. Bello, ricciuto, simpatico e non da ultimo una bella voce che corre in sala. Ha annunciato il BIS e sembrava un violinista con la voce di Cappuccilli! Una prima perfettamente descritta da Daphnis con il quale alla uscita abbiamo ricordato che quelli della nostra generazione sono cresciuti con il Brahms di Giulini (ottimo invero) ma oggi è tutta un'altra cosa. Giovedì sentiamo Gatti.
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Re: Brahms Chailly Tjeknavorian Filarmonica Scala
Ci sarò anche io giovedì da Gatti mentre mi mangio le mani di non esserci stato ieri sera. Ho optato per il Requiem di Verdi in Duomo (più per l'amore che ho verso quel capolavoro che per l'evento in sé).
Un caro saluto,
Giacomo
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Re: Brahms Chailly Tjeknavorian Filarmonica Scala
A Lipsia sanno, hanno ascoltato il Brahms "di" Riccardo. Chailly (definizione che il Maestro milanese, tirandoci le orecchie, correggerebbe in "il Brahms di Brahms") e la famosa incisione Decca con la Gewandhaus, 2014 se non sbagliamo, ne testimonia la dirompenza.
Ma dal vivo, e ascoltato oggi, da un direttore e una orchestra ormai totalmente "sua", la sensazione e'...atomica. Chailly e Filarmonica della Scala
(in buca o in versione Filarmonica) stanno facendo musica insieme come se fossero toccati da Dio, e se pensiamo che questo programma-Brahms "esplode" tre giorni dopo la stupefacente Sinfonia dei Mille, preceduta da una storica Lucia di Lammermoor di Chailly e Scala, e da molto altro, c'e' davvero da pensare che una mano di Dio benedica quello che sta via via configurandosi come uno dei massimi connubi a livello mondiale fra un direttore e l'orchestra che ha fatto sua.
Se ci chiedete "le piace Brahms" la risposta e' "di piu', e' una delle musiche del mio cuore". Lo abbiamo vissuto fin da ragazzini quando ad Edimburgo un formidabile Requiem Tedesco ci svelo' la statura somma di Carlo Maria Giulini. E a pane, Brahms, orchestra della Scala e Giulini siamo cresciuti, culmine interpretativo proprio la Prima Sinfonia... quella stretta finale che, come la faceva Giulini, pareva precipitare la.musica nel vuoto, e' una "icona musicale" fra le massime della nostra vita. Come lo e', in disco, l'attacco oceanico nel suono di Herbert von Karajan. Come fu, un lampo purtroppo non proseguito, il Brahms dell'appena nata FIL con Daniele Gatti. (cito quelli che da vivo ho vissuto come fondamentali, ci sono quelli storici precedenti, ovviamente). Di Bernstein e Carlos Kleiber ho vissuto l:esaltante Quarta sinfonia, sogno romantico della sensibilita', ciascuno la sua, di entrambi.
Riccardo Chailly spariglia,sconquassa, rinnova, stravolge, rinfresca (ma con lucidita' assoluta che nasce da studio consapevole sulla materia e i metronomi) la nostra concezione e percezione del sinfonismo di Brahms e della sua Prima. Davanti ai nostri occhi si palesa una bolla incandescente, compatta. Ma non e' una bolla di consistenza dura o solida. E' fuoco trasparente (la mirabile trasparenza che il Chailly attuale ha dato al gigantesco Mahler). Il globo di fuoco e' percorso da vene ed articolazioni perfettamente visibili, da muscoli potenti e leggeri che lo rendono una massa in continua autopropulsione - fra oasi fantastiche di respiro - e restituiscono all'ennesima potenza la lotta immane fra Brahms e la forma sinfonica che lo fa unico ed enorme nel cammino artistico della sinfonia ottocentesca, nel suo mix di forma classica e desiderio di portarla "oltre". Tale e' tutta la Prima Sinfonia by Chailly e segnatamente il finale che, nella sua scansione travolgente ma innervata in un gioco di spinte e rilasci, si ascolta con il fiato sospeso in rapporto alla stretta in presto conclusivo. Ce la faranno, lui e orchestra, accelereranno ancora? Si, ancora!!! E perfettamente. Il finale precipita su se stesso e ci lascia ad un tempo attoniti ed entusiasti, e per una volta esplode in entusiasmo incontenibile anche il solitamente compassato pubblico della Filarmonica davanti ad un Brahms inaudito, che ci si da con un virtuosismo mai e poi mai fine a se stesso ma mezzo ed involucro di una tensione intellettuale e spirituale , che e: il segno del direttore interprete Riccardo Chailly.
Un altro Brahms da quello pure sommamente spirituale della nostra infanzia "con" Giulini: bisogna pur ammettere, avendo frequentato la Scala da allora, che la Filarmonica di oggi, soprattuto l'orchestra che oggi Riccardo Chailly ha fatto sua, e lui completamente appartenente a loro, dopo inizi non facili e un tenace, intelligente lavoro di ascolto fra le parti per diventare un tutt'uno e di continua galvanizzazione in fiducia di se stessa, la Filarmonica e' oggi, dicevamo, davvero una delle grandi orchestre sinfoniche del mondo: uno per uno gli orchestrali, una per una le sezioni (archi legni percussioni da sempre e oggi rinnovati, e una fila di ottoni, corni trombe tromboni, oggi pienamente compiuta) e nell'ascolto reciproco, fondamentale. Con una rinnovata carica che traspare dai volti e dai modi e che da' conto del lavoro fatto con Riccardo Chailly. Giulini, nella sua grandezza, non ebbe alla Scala uno strumento pari a questo, non lo hanno avuto Abbado fondatore, Muti o Barenboim. Si tende sempre a dire che il passato sia stato migliore del presente, non sempre e' vero: la Filarmonica della Scala di oggi, con Riccardo Chailly, e' la migliore di sempre dalla sua fondazione.
Nella prima parte, direttore e orchestra modellano mirabilmente suono, frasi e dinamiche sul suono non enorme ma duttilissimo e sulla felicissima musicalita' del meraviglioso Tjeknavorian. Il Concerto per violino ne esce impagabilmente fresco ed elegante. Splendido anche il bis, le Pene d'Amore di Kreisler eseguite in scambio di affetti musical-spirituali fra il solista e le prime parti degli archi scaligeri.
Le piace Brahms? Si, lo amo. E questo Brahms, anche di piu' !!
marco vizzardelli
Ma dal vivo, e ascoltato oggi, da un direttore e una orchestra ormai totalmente "sua", la sensazione e'...atomica. Chailly e Filarmonica della Scala
(in buca o in versione Filarmonica) stanno facendo musica insieme come se fossero toccati da Dio, e se pensiamo che questo programma-Brahms "esplode" tre giorni dopo la stupefacente Sinfonia dei Mille, preceduta da una storica Lucia di Lammermoor di Chailly e Scala, e da molto altro, c'e' davvero da pensare che una mano di Dio benedica quello che sta via via configurandosi come uno dei massimi connubi a livello mondiale fra un direttore e l'orchestra che ha fatto sua.
Se ci chiedete "le piace Brahms" la risposta e' "di piu', e' una delle musiche del mio cuore". Lo abbiamo vissuto fin da ragazzini quando ad Edimburgo un formidabile Requiem Tedesco ci svelo' la statura somma di Carlo Maria Giulini. E a pane, Brahms, orchestra della Scala e Giulini siamo cresciuti, culmine interpretativo proprio la Prima Sinfonia... quella stretta finale che, come la faceva Giulini, pareva precipitare la.musica nel vuoto, e' una "icona musicale" fra le massime della nostra vita. Come lo e', in disco, l'attacco oceanico nel suono di Herbert von Karajan. Come fu, un lampo purtroppo non proseguito, il Brahms dell'appena nata FIL con Daniele Gatti. (cito quelli che da vivo ho vissuto come fondamentali, ci sono quelli storici precedenti, ovviamente). Di Bernstein e Carlos Kleiber ho vissuto l:esaltante Quarta sinfonia, sogno romantico della sensibilita', ciascuno la sua, di entrambi.
Riccardo Chailly spariglia,sconquassa, rinnova, stravolge, rinfresca (ma con lucidita' assoluta che nasce da studio consapevole sulla materia e i metronomi) la nostra concezione e percezione del sinfonismo di Brahms e della sua Prima. Davanti ai nostri occhi si palesa una bolla incandescente, compatta. Ma non e' una bolla di consistenza dura o solida. E' fuoco trasparente (la mirabile trasparenza che il Chailly attuale ha dato al gigantesco Mahler). Il globo di fuoco e' percorso da vene ed articolazioni perfettamente visibili, da muscoli potenti e leggeri che lo rendono una massa in continua autopropulsione - fra oasi fantastiche di respiro - e restituiscono all'ennesima potenza la lotta immane fra Brahms e la forma sinfonica che lo fa unico ed enorme nel cammino artistico della sinfonia ottocentesca, nel suo mix di forma classica e desiderio di portarla "oltre". Tale e' tutta la Prima Sinfonia by Chailly e segnatamente il finale che, nella sua scansione travolgente ma innervata in un gioco di spinte e rilasci, si ascolta con il fiato sospeso in rapporto alla stretta in presto conclusivo. Ce la faranno, lui e orchestra, accelereranno ancora? Si, ancora!!! E perfettamente. Il finale precipita su se stesso e ci lascia ad un tempo attoniti ed entusiasti, e per una volta esplode in entusiasmo incontenibile anche il solitamente compassato pubblico della Filarmonica davanti ad un Brahms inaudito, che ci si da con un virtuosismo mai e poi mai fine a se stesso ma mezzo ed involucro di una tensione intellettuale e spirituale , che e: il segno del direttore interprete Riccardo Chailly.
Un altro Brahms da quello pure sommamente spirituale della nostra infanzia "con" Giulini: bisogna pur ammettere, avendo frequentato la Scala da allora, che la Filarmonica di oggi, soprattuto l'orchestra che oggi Riccardo Chailly ha fatto sua, e lui completamente appartenente a loro, dopo inizi non facili e un tenace, intelligente lavoro di ascolto fra le parti per diventare un tutt'uno e di continua galvanizzazione in fiducia di se stessa, la Filarmonica e' oggi, dicevamo, davvero una delle grandi orchestre sinfoniche del mondo: uno per uno gli orchestrali, una per una le sezioni (archi legni percussioni da sempre e oggi rinnovati, e una fila di ottoni, corni trombe tromboni, oggi pienamente compiuta) e nell'ascolto reciproco, fondamentale. Con una rinnovata carica che traspare dai volti e dai modi e che da' conto del lavoro fatto con Riccardo Chailly. Giulini, nella sua grandezza, non ebbe alla Scala uno strumento pari a questo, non lo hanno avuto Abbado fondatore, Muti o Barenboim. Si tende sempre a dire che il passato sia stato migliore del presente, non sempre e' vero: la Filarmonica della Scala di oggi, con Riccardo Chailly, e' la migliore di sempre dalla sua fondazione.
Nella prima parte, direttore e orchestra modellano mirabilmente suono, frasi e dinamiche sul suono non enorme ma duttilissimo e sulla felicissima musicalita' del meraviglioso Tjeknavorian. Il Concerto per violino ne esce impagabilmente fresco ed elegante. Splendido anche il bis, le Pene d'Amore di Kreisler eseguite in scambio di affetti musical-spirituali fra il solista e le prime parti degli archi scaligeri.
Le piace Brahms? Si, lo amo. E questo Brahms, anche di piu' !!
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