Serata entusiasmante al Teatro Valli di Reggio Emilia con l’orchestra della Scala diretta da Mariotti e il pianista Federico Colli.
Inizialmente era previsto un programma con Bruckner diretto da Chailly, ma per i noti problemi di salute dello stesso, il concerto è stato confermato ma con un programma diverso. La prima parte riguardava il concerto di Schumann in la minore per pianoforte e orchestra op 54. Non conoscevo questo pezzo, ma la combinazione tra orchestra e pianista è stata notevole. L’orchestra ha messo in mostra soprattutto gli archi con suoni decisi, ma insieme delicati, e il pianista con la sua irruenza. Al termine due bis di piano solo, il primo di Scarlatti, in omaggio al concittadino di Colli, bresciano, Arturo Benedetti Michelangeli.
Il secondo, un brano di Hendel , in cui Colli ha esibito una dolcezza incredibile chiudendo con dei pianissimi da brivido.
Tolto Bruckner, ci siamo dovuti “accontentare” di Beethoven, la settima sinfonia. Ero situato in un palco di fianco all’orchestra, un posto trovato all’ultimo quando ormai avevano venduto tutto. In realtà è stata un’esperienza memorabile, in quanto sembrava di stare dentro all’orchestra, e quale orchestra, quella della Scala. All’inizio della settima, ho pensato che si sarebbe trattata di una prestazione fiacca, perché il suono è tipicamente italiano e diverso dal Beethoven tedesco che siamo abituati a sentire con le incisione dei Berliner. L’ impressione è durata non più di 15 secondi, dopo sono stato ipnotizzato dall’orchestra per una prestazione stratosferica della stessa. C’erano insieme la dolcezza degli archi, con i colpi dei timpani, i fiati che viaggiavano alla velocità della luce con Mariotti che sembrava dovesse guidare una spedizione su territori inesplorati. Durante il secondo movimento ho pensato che sarebbe stata un’ottima colonna sonora per un film di Sergio leone, tipo C’era una volta in America. In questa sinfonia mi ha sempre colpito un passaggio di ripresa del tema principale del primo movimento con i timpani che devono entrare con molta precisone e velocità.
Al termine, delirio in teatro. L’orchestra della Scala ha prodotto un pezzo di paradiso in terra.
Un famoso sacerdote ed esperto di musica, don Luigi Giussani, nelle note di accompagnamento della collana Spirto Gentil, immaginava che durante il primo movimento ci fosse una festa. Durante il secondo, una persona uscisse e facesse un giro notando una contraddizione tra il suo stato d’animo e l’ambiente da cui usciva. Al termine rientrava e proseguiva con la festa. Era un po’ come dire che la festa era il luogo della presenza di Dio e il sentimento dell’uomo che vagava all’esterno era quello della nostalgia per la situazione iniziale.
Reggio Emilia 12/5/25; Filarmonica Scala, dir. Mariotti; pianista Colli
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Re: Reggio Emilia 12/5/25; Filarmonica Scala, dir. Mariotti; pianista Colli
Sarebbe stato il loro direttore stabile naturale. E' un grande musicalmente ed umanamente....
marco vizzardelli
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