Un concerto da favola, a partire da un programma bello e difficile.
Volodos e il suo tocco sublime, morbido e dai toni d’oro, si sono piegati a un neoclassicismo squisito che mette in primo piano i compositori e la struttura dei brani, scandagliata con precisione totale e una gestione perfetta delle dinamiche.
La Sonata D850 di Schubert ha raggiunto culmini di insuperabilità, grazie a una concentrazione sovrumana mista a colori luminosi e piglio tra l’eroico e il meditabondo. Nella seconda parte Schumann, prima le Scene infantili rese con una grazia assoluta, poi la Fantasia op. 17 dai tormenti mai eccessivi. In quest’ultimo brano ho ravvisato un limite, senza il quale Volodos potrebbe ben essere il maggior pianista vivente: è a tratti prevedibile, come se non fosse disposto nemmeno a immaginare di compromettere la bellezza sonora e la precisione esecutiva in funzione drammatica.
Serata comunque memorabile, con una tenuta incredibile fra programma ufficiale e sei bis, senza errori nemmeno lievi; soprattutto ammantato da un’aura impagabile di tepore e sensibilità sottile.
Volodos a Santa Cecilia - Schubert, Schumann
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Re: Volodos a Santa Cecilia - Schubert, Schumann
"Fantasia op. 17 dai tormenti mai eccessivi. In quest’ultimo brano ho ravvisato un limite, senza il quale Volodos potrebbe ben essere il maggior pianista vivente: è a tratti prevedibile, come se non fosse disposto nemmeno a immaginare di compromettere la bellezza sonora e la precisione esecutiva in funzione drammatica".
Quel che dici è verissimo e mi ha ricordato il mio ultimo ascolto di Volodos, ormai remoto, direi a Milano ante-covid. Ebbi la stessa, identica impressione. Cioè, una belluria assoluta di suono e di tornitura delle frasi ma... avrei voluto vederlo...come dire... agitare la tastiera ogni tanto. Resta l'empireo sonoro ma poi... ho bisogno di Sokolov, di Zimerman, della Martha stessa, di Pollini, di tutti coloro che "agitano" anche me, nell'ascolto. Comunque un grandissimo, Volodos.
marco vizzardelli
Quel che dici è verissimo e mi ha ricordato il mio ultimo ascolto di Volodos, ormai remoto, direi a Milano ante-covid. Ebbi la stessa, identica impressione. Cioè, una belluria assoluta di suono e di tornitura delle frasi ma... avrei voluto vederlo...come dire... agitare la tastiera ogni tanto. Resta l'empireo sonoro ma poi... ho bisogno di Sokolov, di Zimerman, della Martha stessa, di Pollini, di tutti coloro che "agitano" anche me, nell'ascolto. Comunque un grandissimo, Volodos.
marco vizzardelli