Riappaio sul forum per scrivere due righe su quella che, per me, è stata una delle serata emotivamente più intense della mia (non lunga) frequentazione teatrale.
Reduce da un felice Mitridate lunedì sera (ringrazio un noto forumista per aver spoilerato il posto in cui mi sono seduto) ieri sono andato con molta curiosità al recital della mezzosoprano americana Joyce DiDonato, accompagnata dal connazionale pianista Craig Terry, quest'ultimo al suo debutto scaligero.
Il programma era molto femminile: Chansons de Bilitis (Debussy), Fünf Lieder (Alma Mahler), la cantata Arianna a Naxos (Haydn) e il ciclo Camille Claudel: Into the Fire (Jake Heggie, incentrato sulla triste vicenda della scultrice Camille Claudel e del suo rapporto con Auguste Rodin).
Per soddisfare subito i curiosi/golosi di errori e momenti "no", dirò subito che non ce ne sono stati, se non, a voler trovare il pelo nell'uovo, qualche piccolissimo deficit sulle prime note alte delle chansons. Per il resto la voce, calda e bella, è sempre stata modellata perfettamente su ogni pagina del suo programma: sensuale e sognate, melanconica e struggente, folle e lunatica, ironica e divertita.
Non è però stata la voce, per quanto sempre perfetta, a definire la serata, quanto più la sua presenza sul palco e, ancor più, il suo vivere il personaggio. Il suo coinvolgimento è stato totale e lei stessa, prima che io, si è più volte trovata in lacrime. Per fare un esempio, il recitativo di Arianna a Naxos è stato qualcosa di totalmente folle, inaudito, magnetico, una sorta di "scuola" del recitativo che ha tenuto incollato me (ma anche molti altri) alla poltroncina; già solo quello ha valso benissimo il costo del biglietto (un recitativo!).
Al termine della parte in cartellone, un piccolo florilegio di fuoriprogramma tra cui un ritorno alle origini rossiniane con la cavatina di Cenerentola "Una volta c'era un Re" e quella di Isabella "Cruda sorte, amor tiranno" (Italiana in Algeri), un "must" come l'aria "L'amour est un oiseau rebelle" (Carmen, Bizet). Si è infine congedata, visti i tempi storici particolarmente bui, con una trascrizione per piano e voce della canzone "Over the Rainbow" di Harold Arlen (dal film Il Mago di Oz di Victor Fleming).
Ad onor del vero, tra Carmen e "Over the Raimbow", ci sarebbe stato un altro fuori programma, questa volta dal mondo del musical; la mia ignoranza musicale non mi ha permesso di riconoscerlo (forse Leonard Bernstein?).
Serata davvero di un'emotività densissima come poche ne ho vissute, sentivo davvero il bisogno di riportarlo (così da fare, io per primo, esercizio di memoria per non dimenticarlo).
Giacomo
PS: il recital non ha visto interventi solistici del pianista (Craig Terry squisitamente unito alla DiDonato in una unione di intenti perfetto); per quanto riguarda la mia, seppur risicata, esperienza personale in termini di recita, non mi è mai capitato che il/la cantate fosse sempre presente sul palco senza mai usa pausa.
Recital JOYCE DIDONATO/Craig Terry (Scala)
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Re: Recital JOYCE DIDONATO/Craig Terry (Scala)
Grazie!!!

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Re: Recital JOYCE DIDONATO/Craig Terry (Scala)
Lo splendido recital di una grande artista, condivido. Tra l'altro grazie a Joyce DiDonato è arrivata alla Scala la musica di Jake Heggie, appartenente a quella schiera di compositori americani che è riuscita a riavvicinare il pubblico USA all'opera contemporanea con una produzione di apprezzabilissimo livello. La sua Dead Man Walking, a mio parere tra le opere più interessanti degli ultimi decenni, è stata ripresa in diverse nazioni europee (dalla Spagna alla Germania fino all'Ungheria) mentre da noi nulla. Un vero peccato.
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Re: Recital JOYCE DIDONATO/Craig Terry (Scala)
Jackie Heggie mi aveva entusiasmato in Moby Dick con un bravissimo e sorprendente Jay Hunter Morris (vado a memoria, spero di aver scritto il nome giusto).
Ma so che l’ideatore del ruolo fu interpretato da Ben Heppner. Avrei fatto carte false per sentirlo.
Ma so che l’ideatore del ruolo fu interpretato da Ben Heppner. Avrei fatto carte false per sentirlo.
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Re: Recital JOYCE DIDONATO/Craig Terry (Scala)
Joyce unisce il talento alla simpatia umana
marco vizzardelli
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