Dopo aver ricevuto molti messaggi via Whatsapp, Facebook e mail, da amici e conoscenti, tutti sullo stesso tema, ossia la richiesta di un mio parere sul programma “Viva Puccini” andato in onda in prima serata il 1 gennaio 2025 su RAI3, ma che io non ero riuscito a vedere in diretta, questa mattina ho cercato di colmare la lacuna grazie alla piattaforma RaiPlay su cui è possibile vedere le repliche di tantissime trasmissioni RAI.
Ovviamente la mia cerchia di amici è formata per lo più da appassionati d’opera e proprio da loro mi son giunti i messaggi riguardo la trasmissione in oggetto; pressoché tutti in tono melodrammatico (poteva essere diversamente?) scandalizzati per la commistione di stili musicali portati davanti alle telecamere da Beatrice Venezi ideatrice, co-conduttrice e direttore d’orchestra (così vuol essere chiamata): “Povero Puccini”; “ma hai sentito il tenore del Nessun Dorma? Inascoltabile”; “un orrore inaccettabile. Dilettanti che vengono spacciati per professionisti”; questi sono solo alcuni dei messaggi ricevuti. Inoltre, sulla pagina Facebook della Barcaccia è in corso una vera e propria gara a chi riesce ad apparire più scandalizzato: “banalità, mediocrità, accostamenti improbabili, inesattezze, affermazioni discutibili.”; “sta roba non si può sentire scusatemi TANTO!”; “Terribile e vergognoso programma. “; “Voler mischiare i vari gusti musicali non sempre riesce. Quello di ieri sera è stato un vero flop”. I messaggi, per lo più tutti sullo stesso tono, sono al momento 350.
Con queste premesse ma, come è nel mio carattere, senza lasciarmi influenzare ho guardato con attenzione tutta la trasmissione.
So già perfettamente che la mia opinione contribuirà a scandalizzare un bel po’ di amici, verrà messa alla berlina da chi mi considera collega di critica, verrà ignorata dalla “critica togata” che invece non mi considera collega, solleverà sospetti su una mia presunta “complicità” con i poteri forti della RAI, sarò accusato d’essere colluso con la Venezi o, più semplicemente, un idiota. Pazienza, parafrasando Turiddu, Dell’ira tua (loro) non mi curo! Sono abituato a dire sempre quello che penso pertanto parto da questa premessa sintetizzando: ho trovato "Viva Puccini" intelligente, ben fatto e particolarmente indicato al periodo e all’ora in cui è stata mandato in onda. Inoltre, penso che il Grande lucchese sarebbe stato lieto di questo omaggio.
Questo non vuol dire che mi sia piaciuto tutto, ci mancherebbe, sarebbe impossibile.
L’apertura di programma con quell’imitatore che tentava di fare la caricatura di Corrado Augias, senza per altro riuscirci, mi è sembrata fatta male e per nulla divertente.
Murat Karahan, tenore turco di buona carriera, non ha cantato bene e m’ha fatto tornare in mente alcune nostre recensioni in cui veniva stigmatizzata una sostanziale genericità di fraseggio a fronte di un buon registro acuto.
Non si può essere d’accordo con la Venezi quando spiega che con Puccini muore il melodramma italiano e questa forse è la più grande “struffola” di tutta la trasmissione proprio perché rivolta su stessa ammissione dei conduttori, al pubblico dei neofiti i quali potranno prenderla per buona e rivenderla. Fortunatamente tutti noi sappiamo che dopo Puccini c’è stato e c’è tutto un mondo di compositori d’opera, alcuni anche molto popolari: Ildebrando Pizzetti di cui almeno Assassinio nella cattedrale ha avuto parecchie riprese anche in tempi moderni, Luigi Dallapiccola con Il prigioniero, sino ai più recenti Salvatore Sciarrino, Fabio Vacchi, Giorgio Battistelli, Marco Tutino, Marco Taralli e tanti altri.
Ma al di là di questi “incidenti di percorso” mi è piaciuto il taglio dato a questo spettacolo. Secondo me, a fronte di poche centinaia di melomani che l'hanno guardata con occhio critico, ci saranno sicuramente migliaia di persone (sarebbe bello conoscere i numeri della serata), che dell’opera conoscono solamente alcune melodie celebri perché sentite nelle pubblicità o storpiate da Albano nei suoi dischi, a cui sarà piaciuta tantissimo e magari saranno rimaste affascinate dalla figura di Puccini raccontata in maniera nazional-popolare e coinvolgente.
Del resto, se avessero mandato in onda alla stessa ora un concerto pucciniano con - quattro nomi a caso - Anna Pirozzi, Fabio Sartori, Luca Salsi e compagnia briscola, diretti da Nicola Luisotti (tutti artisti di levatura internazionale ma che sono degli autentici sconosciuti per la gente “comune”) avrebbero ottenuto che la stragrande maggioranza dei telespettatori avrebbe cambiato canale dopo la prima aria. Saremmo rimasti davanti allo schermo solamente noi melomani e il giorno dopo sui social ci sarebbe stata la gara a chi aveva sentito il maggior numero di note calanti, crescenti, forzate affiancate ad interpretazioni scialbe, prive di personalità e certamente premonitrici di una chiusura precoce della carriera.
Ma vogliamo metterci in testa che siamo una nicchia e che una trasmissione mandata in prima serata sulla RAI non deve fare CULTURA? O per lo meno, deve farla di nascosto, strizzandole l’occhio senza che il neofita se ne accorga. La cultura devono iniziare a farla i genitori nelle proprie famiglie, gli insegnanti nelle scuole e, per rimanere in tema, i Conservatori (su cui ci sarebbe da aprire una discussione a parte).
Il fatto di avere intervallato alcune esecuzioni d’opera con la carismatica presenza di Maurizio Solieri (grande chitarrista, fra gli altri, di Vasco Rossi), Malika Ayane (formatasi come voce bianca del coro della Scala), Frida Bollani (figlia di Stefano), Gianmarco Tognazzi protagonista di alcuni brani recitati molto bene, mi è parsa cosa intelligente e quanto mai appropriata, soprattutto per tenere il più possibile il pubblico, target della trasmissione, davanti al mezzo televisivo. Pensate a quanti si sono sintonizzati su RAI 3 solamente perché era presente Solieri o la Ayane ed aspettando le loro esibizioni si sono cuccati anche il resto.
Inoltre, una cosa che non ho mai capito di noi italiani, il tentativo inutile e insensato di dividere il bene e il male fra destra e sinistra. Come se uno che vota a sinistra non possa amare l’ordine e la disciplina e uno di destra non debba amare la cultura, l’ecologia e le canzoni di Guccini. Ma vogliamo abbandonare questi stereotipi?
Tralasciando la direzione di Beatrice Venezi che è una di quelle cose che di certo non possono essere giudicate dalla TV, sia per la ripresa audio, sia per le immagini che continuavano a staccare su varie inquadrature, siamo certamente liberi di pensare che se non fosse stato per la sua simpatia (ricambiata) nei confronti della Meloni, probabilmente non dirigerebbe in eventi a carattere istituzionale e probabilmente non sarebbe così conosciuta a chi si limita a guardare la televisione. Ci sono tanti direttori d’orchestra della sua generazione, o addirittura più giovani, che probabilmente meriterebbero d’essere al suo posto ma, senza esternare le loro preferenze politiche, stanno facendo la loro sana gavetta.
Tutto vero, ma…
Proviamo ad essere obiettivi: quanti direttori sarebbero in grado di pensare, organizzare (certamente coadiuvati da professionisti del settore) e condurre con la stessa disinvoltura e perché no, simpatia, della Venezi una trasmissione come quella di ieri sera?
Con questo non voglio sminuire né giustificare certi percorsi preferenziali probabilmente utilizzati, ma quello che sta facendo la Venezi sta davvero creando dei problemi a qualche addetto ai lavori del settore operistico? Pensate davvero che stia portando via il lavoro a qualcuno? Secondo me no. Personalmente credo che i giovani direttori di autentico valore riescano comunque a trovare i loro spazi.
Per altro mi pare che la Venezi si stia focalizzando soprattutto sulla divulgazione con trasmissioni televisive tematiche che, ripeto, secondo me conduce molto bene.
In ultimo, sempre per mantenere il focus sullo spettacolo di ieri sera, mi è piaciuto che la Venezi abbia scelto di concludere il duetto tra Tosca e Scarpia, staccando su una registrazione in cui Franca Rame era protagonista di un monologo in cui raccontava lo stupro di cui era stata vittima. I maligni penseranno che l’inserimento di questo spezzone in cui è protagonista una storica attrice di sinistra sia stato un colpo di furbizia della Venezi. Io invece metto da parte i retropensieri maligni, derivanti troppo spesso da una politica che viene utilizzata come una bandiera di calcio, dicendo con molta semplicità che mi ha colpito e commosso. Infine ho trovato molto bello che sia stata data l’occasione a due giovani cantanti come Michele Cerullo (Premio OperaClick all’ultimo Concorso Lirico SOI Fiorenza Cedolins) e a Ilaria Monteverdi (premiata al concorso lirico della Barcaccia) di potersi esibire davanti a tanta gente in prima serata.
In conclusione, ritengo che spettacoli come questo possano essere utili per incuriosire e portare nuovo pubblico nei teatri d’opera. Mi permetto solamente di dare un consiglio agli autori: la prossima volta, sia negli spot pubblicitari, sia durante la trasmissione, fate passare la scritta “la visione di questo spettacolo è fortemente vietata ai melomani”.
Danilo Boaretto