È scomparso lo scorso 2 aprile all’età di 92 anni il tenore Pedro Lavirgen, protagonista della vita musicale spagnola e non solo nel corso degli anni ‘60 e ’70 del secolo scorso.
Nato a Bujalance, nel cuore dell’Andalusia, ebbe un’infanzia segnata dalla poliomielite (cosa di cui ha sempre parlato con grande consapevolezza nelle sue interviste), che lo ha lasciato con una leggera zoppìa per tutta la vita. Questo però non lo ha ostacolato nello svolgimento di una prestigiosa carriera internazionale, anzi lo sguardo intenso e la figura dai tratti tipicamente mediterranei lo rendevano praticamente ideale per i grandi personaggi di stampo romantico e verista, da Manrico a Don Josè a Cavaradossi.
La sua prima formazione musicale avvenne al collegio “Hermanos de San Juan de Dios” a Cordoba, dove entrò nel locale coro finchè il parroco di Bujalance, Don Ladislao Senostian, che Lavirgen ricorderà sempre con molta riconoscenza, lo scelse per diventare voce solista .
Successivamente al termine degli studi collegiali, diventò insegnante magistrale a Madrid, dove entrò anche nel coro del Teatro della Zarzuela e proseguì gli studi di canto al conservatorio e sotto la guida del tenore Miguel Barrosa. Il debutto ufficiale avviene nel 1959 a Saragozza con la zarzuela “Marina” di Emilio Arrieta, mentre è del 1964 il debutto internazionale con “Aida” a Città del Messico, e nello stesso anno debutta al Liceo di Barcellona con “Carmen”. Con il teatro catalano avrebbe poi sviluppato un rapporto privilegiato, essendo stato presente in cartellone per diciannove stagioni consecutive, record tuttora imbattuto. Questo non gli impedì di cantare nei maggiori teatri europei (molto anche in Italia, alla Scala, San Carlo di Napoli, Comunale di Bologna, Fenice di Venezia, Regio di Parma) e internazionali, Metropolitan compreso.
Dotato di una voce non particolarmente accattivante come timbro ma molto robusta nei centri e nei gravi, ebbe in Don Josè nella Carmen il suo personaggio di elezione, pur cantando tutti i ruoli del grande repertorio tenorile fino a Otello e anche, in un’unica occasione al Massimo Bellini di Catania, Lohengrin.
Ma fu soprattutto nella zarzuela che mise in luce doti di appassionato interprete e fraseggiatore, repertorio affrontato assiduamente non solo nei primi anni di carriera ma portato sempre avanti nel corso degli anni.
Domenico Ciccone
Domenico Ciccone