Violetta Valéry | Lisette Oropesa |
Flora Bervoix | Clarissa Leonardi |
Annina | Daniela Mazzuccato |
Alfredo Germont | Vittorio Grigolo |
Giorgio Germont | Placido Domingo |
Gastone | Carlo Bosi |
Barone Duphol | Gianfranco Montresor |
Marchese d'Obigny | Daniel Giulianini |
Dottor Grenvil | Alessandro Spina |
Giuseppe | Max René Cosotti |
Domestico/Commissario | Stefano Rinaldi Miliani |
Primi ballerini | Petra Conti |
Giuseppe Picone | |
Direttore | Marco Armiliato |
Regia e scene | Franco Zeffirelli |
Regista collaboratore | Massimo Luconi |
Scenografo collaboratore | Carlo Centolavigna |
Costumi | Maurizio Millenotti |
Coreografia | Giuseppe Picone |
Luci | Paolo Mazzon |
Maestro del coro | Vito Lombardi |
Orchestra, Coro, corpo di ballo e tecnici dell'Arena di Verona |
Un anfiteatro gremito in ogni ordine di posti ha salutato il secondo appuntamento della settimana dedicata dalla Fondazione ai 50 anni di Plácido Domingo in Arena: una Traviata speciale, in cui tutto il cast mutava nei ruoli principali e nella direzione d’orchestra, stretto intorno al festeggiato nel ruolo di Germont.
Il soprano Lisette Oropesa, una delle cantanti più interessanti dell'attuale panorama internazionale, debuttava nel personaggio di Violetta.
Indubbiamente la tecnica evidenziata dall'interprete è eccellente ed il suo strumento mostrava un timbro assai particolare quanto adatto ad assumere una profonda teatralità, una volta che sarà maturato. In questa circostanza, certo complice la giovane età e la complessità di un carattere femminile che, sia tecnicamente sia sotto un profilo esclusivamente teatrale non fa sconti a nessuno, l’attenta artista si mostrava estremamente concentrata sulla sua vocalità, trascurando a tratti lo spessore teatrale del personaggio che risultava dunque nel suo insieme ancora sbozzato. Una Violetta dunque ancora acerba sotto un profilo prettamente drammatico, ma che certamente non mancherà di acquisire, con il tempo, una maggiore intensità espressiva e una più efficace e personale caratura.
Incontenibile e cinematografico l’Alfredo del tenore Vittorio Grigolo che, pur sfoggiando un’esuberanza eccessiva che spinge la tenuta musicale al limite e una vocalità altrettanto esagitata, sia nell’accento che nel volume (eccessivamente amplificato), offriva, nel suo complesso, un’ottima prova. Il giovane amante ci si presentava così estremo ed esasperato dalla passione amorosa da riuscire a smuovere un cuore forte ed esperto quale quello di Violetta anche grazie a momenti che raggiungevano una bell’intensità teatrale ben calibrata, a tratti, da una sufficiente cura nel fraseggio; ciò portava felicemente in porto il suo personaggio, attraverso un linguaggio decisamente sopra le righe ma compatibile con il carattere irruente e focoso del personaggio.
Accolto da fragorosi (e commoventi) applausi al suo solo apparire in scena, Plácido Domingo ci donava se stesso (dimentichiamoci il personaggio di Germont che resta e rimane intessuto nella vocalità baritonale per cui è stato scritto) con grande professionalità e misura. Il timbro è quello di sempre, scolpito negli accenti e sensibile nel fraseggio quanto emozionante nel trasmetterci il suo personaggio, studiato e tratteggiato con matura sapienza espressiva.
Attenta e accurata, la sapiente direzione di Marco Armiliato evidenziava i colori presenti in partitura e compattava gli organici quando necessario, senza mai perdere l’immediatezza della più semplice e dunque vincente professionalità.
Una serata areniana assai ben riuscita, dunque, che i lunghi applausi e le numerose chiamate ad interpreti e direttore siglavano con emozione.
La recensione si riferisce alla recita dell'1 agosto 2019.
Silvia Campana