Barone Mirko Zeta | Armando Ariostini |
Valencienne | Linda Campanella |
Conte Danilo Danilovitsch | Enrico Maria Marabelli |
Hanna Glawari | Manuela Bisceglie |
Camille di Rosillon | Francesco Castoro |
Raul de St Brioche | Stefano Consolini |
Visconte Cascada | Stefano Marchisio |
Bogdanowitsch | Federico Cavarzan |
Silvyane | Virginia Mc Intyre |
Kromow | Saverio Bambi |
Olga | Federica Pieropan |
Pritschitsc | Simone Manzotti |
Praskowia | Teresa Gargano |
Nejegus | Max Renè Cosotti |
Con la partecipazione straordinaria di Daniela Mazzuccato | |
Direttore | Giovanni Di Stefano |
Regia | Andrea Merli e Renato Bonajuto |
Scene e costumi | Artemio Cabassi |
Coreografie | Sofia Lavinia Amisich |
Maestro del coro | Mauro Rolfi |
Orchestra Talenti Musicali - Coro San Gregorio Magno | |
Allestimento coprodotto con il Teatro Coccia di Novara, il Teatro Comunale Pavarotti di Modena e il Teatro Rendano di Cosenza |
E’ un Secondo impero condito dalla spensieratezza e dai piumaggi dei copricapi femminili tipici della Bell’Epoque quello pensato da Renato Bonajuto e Andrea Merli per “La vedova allegra” che il Teatro dell’Opera Giacosa ha portato per la stagione lirica estiva nell’ampio e austero cortile della fortezza del Priamar di Savona. L’allestimento, frutto di un’estesa coproduzione tra il Coccia di Novara, il Teatro Comunale Pavarotti di Modena e il Rendano di Cosenza, si è già fatto le ossa sulle scene nei mesi scorsi vitalizzato dalla smagliante e rigorosa direzione di Giovanni Di Stefano e un cast vocale che nel tempo ha subito qualche aggiustamento (in meglio).
Nessun azzardo nella rilettura dell’operetta (come recentemente avvenuto ad esempio alla Fenice con una versione “pop”): complici le vivaci scene e costumi di Artemio Cabassi, i due registi hanno confezionato uno spettacolo nel rassicurante solco della tradizione, non per questo meno divertente e intrigante. Sulla scena i pannelli in stile rococò hanno il pregio di essere facilmente esportabili dalle sale teatrali per essere montati, senza particolari problemi, negli spazi aperti. La vivace recitazione degli interpreti, le brillanti e accurate coreografie ideate da Sofia Lavinia Amisich e la scelta di adottare la versione italiana del testo hanno coinvolto il numeroso pubblico (per lo più vacanziero) che si è lasciato trasportare in una serata impreziosita dall’illustre presenza di Daniela Mazzuccato protagonista di un cammeo nella gran scena della festa.
Sul palcoscenico i cantanti, molti dei quali giovani e alcuni provenienti dall’Accademia della Scala, si sono mossi tutti bene mostrando un affiatato gioco di squadra. L’esperienza di Armando Ariostini ha pienamente supplito ad un leggero affaticamento vocale e il suo Barone Zeta si è mostrato di prim’ordine per classe ed eleganza. Interessante la gradevole voce di Enrico Marabelli che ha delineato con nitidezza il carattere di fascinoso viveur del Conte Danilo.
Manuela Bisceglie ha saputo esprimere convincentemente l’indole frizzante della vedova mentre Linda Campanella, oltre alla sensualità, ha trovato aspetti chiaroscurali nel personaggio di Valencienne. Max Renè Cosotti è stato un Njegus esilarante e scaltro nel dipanare le trame delle vicende amorose. Soddisfacenti i restanti interpreti: Francesco Castoro (Rosillon), Stefano Marchisio (Cascadà), Stefano Consolini (St.Brioche), Federico Cavarzan (Bogdanowitsch), Virginia Mc Intyre (Silvyane), Saverio Bambi (Kromow), Federica Pieropan (Olga), Simone Manzotti (Pritschitsc), Teresa Gargano (Praskowia).
Note positive anche dall’Orchestra dei Talenti Musicali di Torino (formata dai migliori diplomati dei Conservatori piemontesi) diretta con levità e un bel gioco di effetti timbrici da Di Stefano. Buona la prova del Coro San Gregorio Magno preparato da Mauro Rolfi. Al termine scroscianti e meritati applausi per tutti gli interpreti.
La recensione si riferisce alla recita del 7 Luglio 2018.
Lodovico Buscatti