I Concerti della Normale | |
Michael Nyman e la Michael Nyman Band eseguono musiche di Michael Nyman da: "The Draughtman's Contract" (I misteri del giardino di Compton House) "The Cook, The Thief, His Wife And Her Lover" (Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante) "Drowning By Numbers" (Giochi nell'acqua) "The Piano" (Lezioni di piano) e altre |
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Michael Nyman | Pianoforte e direzione d'orchestra |
Gabry Lester | Violino |
Ian Humphries | Violino |
Kate Musker | Viola |
Tony Hinnigan | Violoncello |
David Roach | Saxofoni |
Simon Haram | Saxofono |
Andy Findon | Saxofono e flauto |
Toby Coles | Tromba |
Paul Gardham | Corno francese |
Niel Barr | Trombone |
Martin Elliott | Basso elettrico |
Se fossi un regista cinematografico, con ampia libertà di scegliere i collaboratori artistici, vorrei Michael Nyman, forse più di chiunque altro, a comporre la colonna sonora del mio prossimo film. E ciò pur nella consapevolezza che le musiche caratterizzerebbero la pellicola in modo così marcato da porsi quasi al livello del regista nel delineare lo stile e le atmosfere del risultato finale.
Mai premiato con un Oscar (in prestigiosa compagnia con altri grandi di ogni tempo della storia del cinema), il compositore inglese fa tuttavia parte del ristrettissimo novero di autori di colonne sonore le cui creazioni sono capaci di vita propria e di essere comunemente eseguite in concerto, in grado di reggere da sole un'intera serata. Non a caso Nyman, tra gli esponenti di punta del minimalismo musicale, ha al suo attivo anche opere e concerti per orchestra o quartetti d'archi, talvolta rielaborando e ampliando le melodie nate per i film.
Con le avanguardie e le ricerche del Novecento che spostarono la barra di navigazione della cosiddetta musica colta nei mari dell'atonalità e dello sperimentalismo, a distanze sempre più incolmabili dal grande pubblico, è la musica da film (accanto a quella, spesso più elementare, dei musical di impianto tradizionale) che si è sobbarcata l'onere di creare melodie di impatto immediato sul gusto comune, continuando ad utilizzare un'orchestra classica, senza così abdicare all'avvento della musica leggera e rock come unica e nuova musica “popolare”.
In realtà Nyman non è mai sceso a compromessi con la fruibilità a tutti i costi dei brani che compone, restando coerente con il suo stile, con richiami al Seicento e Settecento, ben calato in quel minimalismo, nato a metà degli anni '60 del secolo scorso, basato sulla ripetizione seriale di brevi melodie o cellule melodiche, variate più volte ma senza mai involi tali da distaccare la composizione da una ripetitività che diventa perno stesso del linguaggio musicale. Neppure quando, con sua stessa sorpresa, il suadente tema di The Piano (Lezioni di Piano) lo rese celebre a livello planetario. È, quello tratto da questo film, l'unico momento che Nyman si concede da solista del pianoforte e in cui lascia riposare la sua Michael Nyman Band durante l'esibizione al Verdi di Pisa dello scorso 15 giugno, nell'ambito della benemerita serie dei Concerti della Normale.
Per il resto l'orchestra di undici elementi, dieci classici e un basso elettrico, tutti amplificati (con qualche naso arricciato dei puristi), si prodiga in un tour de force di circa ottanta minuti che ripropone alcune tra le composizioni più significative dell'ampio repertorio del musicista inglese, che non lascia spazio alle melodie più distese (come quelle di Gattaca o di Carrington, per intendersi) per privilegiare il rigore del minimalismo più ritmato, potente e ossessivo, quello che si fondeva con le visionarie immagini dei migliori film di Peter Greenaway, tra i dolly su immaginifici ristoranti e i cadaveri di animali in veloce decomposizione. È musica che rapisce e penetra l'ascoltatore, che corre e che pulsa come un cuore dai battiti irregolari, ripetitiva come la quotidianità e che sembra parlare della brevità della vita umana e della corsa verso la sua fine.
Questa musica ben si addice a un moderno requiem, così che, dopo The Draughtsman's Contract (I misteri del giardino di Compton House), uno dei momenti più intensi dell'esecuzione è l'emozionante Memorial che nel 1989 arricchì le tenebrose scene di The Cook, The Thief, His Wife And Her Lover (Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante), ma che era nato, ispirato a What Power Art Thou dal King Arthur di Purcell, per commemorare le vittime della follia calcistica allo stadio belga dell'Heysel. Non mancano poi le insinuanti note del grottesco e sinistro Drowning By Numbers (Giochi nell'acqua) e di altri titoli.
I musicisti della Michael Nyman Band, che l'autore dirige con semplici cenni dalla sua postazione al pianoforte lo ripagano con una convinta e ben percepibile aderenza alla musica che eseguono, in un dialogo continuo e serrato tra ottoni e archi, che necessita di una resistenza, anche fisica, non indifferente. Sarebbero da citare singolarmente, ma per tutti basterà sottolineare la prestazione della violinista Gaby Lester, instancabile, partecipe e coinvolgente, nonché prova diretta di quanto possa essere espressiva la musica di Nyman, salutata da lunghi e convinti applausi, quasi da concerto rock, al termine di ogni brano e alla fine.
La recensione si riferisce al concerto del 15 giugno 2018.
Fabrizio Moschini