Aida | Marta Mari |
Radames | Samuele Simoncini |
Amneris | Maddalena Calderoni |
Ramfis | Fulvio Fonzi |
Amonasro | Daniel Ihn Kyu Lee |
Re d’Egitto | Luca Gallo |
Un messaggero | Riccardo Benlodi |
Sacerdotessa | Leonora Tess |
Direttore | Aldo Salvagno |
Regia | Renato Bonajuto |
Progetto video immersivo a cura di Aesop Studio | |
Costumi | Artemio Cabassi |
Scenografo di Palcoscenico | Danilo Coppola |
Balletto | Giuliano De Luca |
Orchestra Filarmonica del Piemonte | |
Coro Schola Cantorum S. Gregorio Magno | |
Direttore di produzione | Paola Carnovale |
Maestri sostituti | Mirko Godio e Riccardo Munari |
Una produzione di Tones on the Stones | |
In collaborazione con il Teatro Coccia di Novara |
Sabato scorso abbiamo scoperto che le celebri “Gole di Napata” di verdiana memoria si trovano in val d’Ossola. O quanto meno, questa è l’impressione che abbiamo avuto sedendoci nell’ampia platea (circa 1200 posti, sold out) predisposta nella cava “La Beola” scavata nelle colline del piccolo comune di Montecrestese dove è stata rappresentata l’Aida organizzata dalla Fondazione “Tones on the Stones”.
Un luogo davvero incredibile quello in cui si è tenuta questa recita. Dopo aver camminato per alcuni minuti a piedi in mezzo ai boschi ed aver percorso l’ultimo tratto in discesa su una strada sterrata (l’organizzazione aveva predisposto delle navette per il trasporto di anziani e disabili) siamo giunti all’interno di una sorta di enorme cubo di pietra - di fatto l’interno della cava - i cui tre lati alti circa una ventina di metri avvolgevano la platea. Pochi istanti dopo aver preso posto stavamo già esternando la nostra ammirazione per l’organizzazione che ha avuto innanzi tutto l’idea geniale di utilizzare questo spazio per una rappresentazione operistica, ma anche per essere riuscita a promuovere l’evento tanto da vendere sino all’ultimo posto disponibile. Quindi successo di botteghino più che meritato per gli organizzatori.
Alcuni minuti dopo, a tramonto avvenuto e quindi con le ideali condizioni di luce, il direttore d’orchestra Aldo Salvagno sul podio pronto a dare il primo attacco, la nostra ammirazione si è trasformata in stupore, sensazione che dall’oooohhh generale, abbiamo condiviso con tutti gli spettatori presenti. Ragione della meraviglia le video proiezioni realizzate davvero molto bene, le cui immagini ricoprendo per intero i tre lati della cava, con incredibile realismo, ci hanno trasportato per circa tre ore nel bel mezzo dell’antico Egitto. Davvero notevole la dovizia di particolari presenti sulle enormi statue, le costruzioni, sulle piramidi e tutto ciò che ha preso forma sulle pareti della cava. Per altro le proiezioni erano animate e rese ancor più coinvolgenti grazie ad un impressionante effetto tridimensionale. Durante la scena del trionfo abbiamo visto passare cammelli, cavalli, elefanti, schiavi e tanto altro. Animazioni utilizzate intelligentemente anche per proporre la scena finale con una vista in sezione su cui era presente un primo piano di appoggio sollevato di alcuni metri dal palcoscenico su cui ha cantato le sue ultime disperate note Amneris, mentre più sotto (ad altezza palcoscenico) la tomba chiusa dalla fatal pietra in cui Radames e Aida hanno intonato il loro ultimo canto d’amore e morte.
Complimenti quindi al regista Renato Bonajuto per l’idea delle animazioni e ad Aesop Studio per l’ottima realizzazione. Al regista va anche dato il merito di aver fatto muovere in maniera sensata tutti i protagonisti ed il coro, coordinandoli sapientemente e contribuendo a renderli credibili.
Stupendi i costumi di Artemio Cabassi.
Dal punto di vista musicale, al netto dell’amplificazione – assolutamente indispensabile in ampi spazi all’aperto come questo ma che infastidisce sempre un tantino i veri amanti dell’opera – che rendono sempre un po’ difficoltosi i giudizi, le cose sono andate piuttosto bene.
Marta Mari debuttante nel ruolo di Aida ci è piaciuta per l’emissione chiara, priva di ingrossamenti e forzature. L’impressione è che la giovane cantante, allieva dell’indimenticabile Daniela Dessì sino alla sua scomparsa, abbia un’emissione libera, ben appoggiata sul fiato ed esente da scurimenti artificiali. Ben cantata, con una ricerca di colori piuttosto varia, la celebre e difficile aria del terzo atto “O cieli azzurri”. Trattandosi di un debutto la prova del soprano bresciano è stata certamente positiva ma è naturale che un personaggio complesso e sfaccettato come Aida necessiti di tempo per poterlo padroneggiare sino in fondo. Per tanto, se lo vorrà, potrà lavorare per migliorare accenti, fraseggio e dizione. Le potenzialità per diventare un’ottima Aida ci sono sicuramente tutte.
Un debutto anche per Samuele Simoncini che per la prima volta si calava nei panni di Radames. L’artista senese, reduce da mesi di lavoro intenso che l’hanno visto rinascere nel repertorio da tenore eroico - dopo che per anni aveva affrontato ruoli da lirico leggero - affrontando nel giro di pochissimo tempo Andrea Chenier, Trovatore, Cavalleria Rusticana e Forza del Destino ha mostrato di poter padroneggiare piuttosto bene anche il ruolo del condottiero egizio. Dopo un inizio forse leggermente timoroso, sebbene il “Celeste Aida” sia stato eseguito con esito positivo, Simoncini ha acquisito la sicurezza necessaria e si è lasciato andare ammorbidendo l’emissione e svettando con apparente facilità sui numerosi si bemolle presenti in partitura. Cantato con trascinante veemenza il duetto con Aida “Pur ti riveggo… “. Notevole l’autentica sciabolata sferrata sul “Sacerdote, io resto a te” con cui si chiude il terzo atto: squillante, legata e tenuta. Qualche dolcezza in più non avrebbe guastato durante la scena della tomba, ma come abbiamo scritto poco fa per la Mari, anche per Simoncini il debutto è stato positivo, ora si tratta solo di approfondire il ruolo studiandolo meticolosamente così da potergli rendere veramente giustizia. Le premesse sono senz’altro buone.
Maddalena Calderoni ha portato sul palcoscenico la stessa forza di carattere mostrata nel ruolo di direttore artistico tuttofare di “Tones of the Stones” ed autentico deus ex machina di questa rassegna nata da una sua idea. Carattere da vendere quello mostrato dal mezzosoprano verbanese calatosi per l’occasione nei panni di Amneris. Al netto di qualche nota un po’ spinta la Calderoni si è mostrata efficace e del tutto credibile nel ruolo della principessa egizia.
Poco a fuoco vocalmente e di conseguenza deficitario anche dal punto di vista interpretativo l’Amonasro del baritono Daniel Ihn Kyu Lee.
Bene il Ramfis dalla bella voce di basso profondo interpretato da Fulvio Fonzi.
Sufficiente il Re di Luca Gallo.
Perfetto nel suo intervento Riccardo Benlodi, qui impegnato come Messaggero.
Buona anche la prova di Leonora Tess che in virtù di una bella trovata registica ha cantato la parte della Sacerdotessa posta su una balconata scavata nella roccia, illuminata dalle luci e nel bel mezzo del fondale a circa quindici metri di altezza, divenendo così protagonista di un momento di grande suggestione.
Appena sufficiente la prova del Coro Schola Cantorum S. Gregorio Magno.
Discreta la prova dell’Orchestra Filarmonica del Piemonte diretta con mano sicura dall’esperto Aldo Salvagno il quale ha avuto il non trascurabile pregio di riuscire a tenere sempre in pugno la situazione.
Va ricordato che questa produzione vedeva la collaborazione del Teatro Coccia di Novare e dell’Ente Luglio Musicale Trapanese.
Al termine il pubblico ha riservato calorosi applausi a tutti i protagonisti.
La recensione si riferisce alla rappresentazione del 20 luglio 2019.
Aurelio Cassina