Postopera: Reinventing the Voice-Body (Postopera: Reinventando la Voce-Corpo) di Jelena Novak è uno di quei libri che selezionano il lettore. Superato l’impatto iniziale con un soggetto probabilmente al difuori degli interessi del comune appassionato d’opera (almeno in Italia) e con una scrittura a tratti specialistica ma sempre precisa, il volume si apre al lettore come una miniera di lucide osservazioni e riflessioni sull’opera lirica contemporanea nei suoi aspetti musicali, drammaturgici e teatrali
Il termine Postopera, coniato dall’autrice, vale a definire un genere musicale, l’opera contemporanea, per il quale il classico termine di opera appare oggi riduttivo viste le sue multiformi e non convenzionali realizzazioni.
Definito il soggetto di ricerca, l’autrice (ricercatrice presso il CESEM, Centro de Estudos de Sociologia e Estética Musical della Nuova Università di Lisbona)) esplora il rapporto fra voce e corpo nell’opera contemporanea nelle sue diverse manifestazioni in sei ampi capitoli, ciascuno dedicato a un particolare aspetto dell’interazione voce-corpo. Sei opere, o forse sarebbe meglio dire postopere, sono considerate e analizzate in grande dettaglio: La Belle e la Bête di Philip Glass, Writing to Vermeer di Luis Andriessen and Peter Greenway, Three Tales di Steve Reich e Beryl Korot, One di Michael van der Aa, Homeland di Laurie Anderson and La Commedia di Luis Andriessen e Hal Hartley).
Nella sua complessità, il volume si presta a diversi livelli di lettura: dal punto di vista del lettore specializzato le tematiche sono svolte e approfondite con coerenza e cognizione di causa e supportate da accurata e ben documentatati evidenza. L’autrice riesce appieno a raggiungere gli scopi programmatici del volume fra i quali spicca per centralità l’identificazione e la caratterizzazione dell’interazione di voce e corpo nell’opera moderna. Il semplice appassionato, potrà invece trovarvi dettagliate spiegazioni delle composizioni prese ad esempio. Ogni opera è analizzata in dettaglio per quanto riguarda la drammaturgia e le particolare caratteristiche compositive in riguardo al tema trattato. Mancano esempi musicali ma il lettore è guidato in modo preciso attraverso la genesi delle opere e l’apparato fotografico (spesso foto di scena pertinenti alle prime rappresentazioni) fornisce adeguato supporto.
Personalmente ho particolarmente apprezzato la presentazione e l’analisi de La Commedia di Luis Andriessen e Hal Hartley (rappresentata per la prima volta durante l’Holland Festival il 12 giugno 2008) che l’autrice prende a modello di riferimento nel capitolo Voice and Gender Standing Apart (che potrebbe essere tradotto come Separazione fra voce e genere). Nella complessa drammaturgia dell’opera dove diversi piani narrativi si intersecano caratterizzati da diversi gruppi di personaggi e dall’uso simultaneo di diversi media la Novak vede l’occasione per una ridefinizione dei rapporti fra voce e genere che si manifesta della destrutturazione del personaggio-voce di Dante (interpretato, in occasione della prima, da Cristina Zavalloni.)
I diversi piani narrativi dell’opera (anzi della film-opera) sono illustrati in modo puntuale e i rapporti fra musica, dramma e allestimento sono investigati in prospettiva storica fornendo al lettore gli strumenti necessari per una comprensione informata di una partitura tanto complessa quanto interessante.
Inutile dire che nella loro proteica articolazione le opere presentate mal si prestano alla semplice fruizione fonografica: imprescindibile infatti è, per goderne appieno, l’esperienza teatrale, alla quale può supplire, seppur in minima parte, il supporto video. Una breve appendice è dedicata alla disco-videografia e alle edizioni a stampa delle composizioni analizzate.
Il volume si completa con un’ampia bibliografia. Il volume è disponibile solo in lingua inglese e ne sarebbe auspicabile una traduzione in italiano che colmerebbe, almeno parzialmente, parte del vuoto siderale nel quale aleggiano i pochi testi in italiano dedicati al teatro in musica moderno e contemporaneo.
In definitiva, Postopera: Reinventing the Voice-Body, si configura come un testo autorevolissimo dedicato all’opera contemporanea, con tutte le sue fascinazioni e le sue contraddizioni. Un testo specialistico, certo, ma nel quale anche il semplice appassionato potrà trovare spunti di riflessioni e suggerimenti all’ascolto che esulano dall’usato repertorio.
Edoardo Saccenti