Autore | Marcello Schembri |
Editore | Zecchini Editore |
ISBN | 978-88-6540-198-9 |
Prezzo | 33 euro |
Anno | 2018 |
Un ricco volume di Marcello Schembri, musicologo e storico, ci riporta in pieno medioevo a indagare sul mondo musicale e poetico dei trovatori. Con stile alto, ma di agevole lettura, Schembri riesce a trasmetterci una quantità di informazioni ben organizzate in comparti omogenei per ricostruire il mondo complesso delle corti, la loro dislocazione in aree ben definite d’Europa, gli spostamenti, i legami con i pellegrinaggi, e il brulichio di musici/poeti che in questo universo si muoveva incessantemente. Affronta alcune questioni fondamentali quali il rapporto tra parola e musica, e rivendica ai trovatori l’origine della canzone moderna, mentre li svincola dal contesto della poesia pura, il cui sviluppo viene posto nell’ambito della Scuola Poetica Siciliana nella quale la musica veniva, per scelta, separata dalle parole. Altro nodo cruciale ampiamente trattato è quello del ritmo, impossibile da ricostruire, da cui derivano tuttora i numerosi problemi di prassi esecutiva.
Molto interessante è il capitolo sull’interpretazione moderna, in cui Schembri ricostruisce, con la precisione dello storico, il percorso dell’ early-music revival a partire dai pionieri Safford Cape (1906-1973) e Noah Greenberg (1919-1966), entrambi nordamericani e fondatori di due diversi ensemble dallo stesso nome (Pro Musica Antiqua), per giungere a René Clemencic e Thomas Binkley, due musicisti al centro di un periodo di passione collettiva per la musica medioevale scattato tra gli anni Sessanta e Settanta, veicolato anche da famose colonne sonore. L’autore non risparmia critiche per questi interpreti e la presunta scientificità delle loro ricostruzioni, comunque infondate per mancanza di documenti e testimonianze sulla prassi esecutiva, mentre non prende posizione sui numerosi ensemble che in anni più recenti si dedicano alla musica medievale. Riconosce invece a Nikolaus Harnoncourt e a Gustav Leonhardt il grande merito di aver dato inizio al movimento di riscoperta della musica antica, anche se non si sono mai occupati di musica medievale.
Il volume è arricchito da una cospicua documentazione, a partire dalla discografia, in realtà piuttosto contenuta, che rappresenta per l’autore quanto di più attendibile si possa reperire sulla produzione trobadorica. In appendice il corpus poetico e musicale in ordine alfabetico per autore, e infine una esauriente bibliografia sull’argomento. Non mancano alcune illustrazioni tratte da codici medioevali che mostrano i trovatori nell’atto di cantare e suonare, offrendo così anche un repertorio iconografico di strumenti dell’epoca.
Daniela Goldoni